Alla scoperta della Bosnia
Piero: ci prepariamo per l’ultima vera tappa di questo impegnativo tour alla scoperta dei Balcani. Lo dedichiamo alla Bosnia. Il nostro programma originario prevedeva di raggiungere Saraievo, ma le condizioni meteo del periodo e la qualità delle strade ce lo hanno impedito.
Angela: l’unico vero tratto di autostrada infatti, in Bosnia, dal mare termina a Medjugorje: il progetto e la costruzione in corso permetteranno un giorno di arrivare direttamente nella capitale dello stato balcanico; oggi bisogna accontentarsi di strade ordinarie.
Piero: è un bell’accontentarsi comunque, perché se è vero che i tempi di percorrenza si allungano, è altrettanto vero che si attraversano paesaggi dove il tempo non sembra essere trascorso e dove la modernità lascia ancora spazio alla bellezza incontaminata della natura.
Angela: le zone meno battute dal turismo in Bosnia ci portano indietro nel tempo e soprattutto lontano dallo sviluppo e dall’intervento umano tipico di buona parte del resto dell’Europa continentale.
Piero: la Bosnia Erzegovina (è questo il nome completo di questo paese) deriva appunto dall’unione di questi due territori, quello appunto che prende il nome dal fiume Bosna e quello che invece prende il nome dal titolo di “herceg”, duca, da cui appunto “terra di herceg”.
Angela: lo stesso fascino misterioso del territorio, si ritrova anche nella storia di questo meraviglioso paese i cui primi insediamenti risalgono al neolitico anche se non sono molte le informazioni a disposizione su questo periodo; certamente subito dopo vi si stabilirono gli illiri ed in epoca romana questa terra faceva parte della provincia della Pannonia, per poi passare sotto i bizantini con la disgregazione dell’Impero Romano d’Occidente.
Piero: anche in epoca medievale le informazioni rimangono frammentarie; dalla fine del medioevo e fino al 1881 questo territorio rimane sotto la dominazione turco-ottomana, i cui segni sono ancora evidenti anche per la presenza di un’importante comunità musulmana. Successivamente e fino alla fine della prima guerra mondiale, la Bosnia rimane sotto il dominio austro-ungarico per poi diventare parte integrante del Regno di Jugoslavia, prima della seconda grande guerra, e della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, dopo la seconda guerra mondiale.
Angela: questa terra è stata poi pesantemente coinvolta nella seconda fase della guerra nei Balcani degli anni novanta: dopo la dichiarazione di indipendenza del 1992, la guerra infatti si è abbattuta con una furia inaudita su Sarajevo e sulle altre parti del Paese. Riguardano proprio questa terra e questo periodo alcuni eventi simbolo della barbarie di questa guerra i cui segni sono ancora perfettamente visibili: dall'assedio di Sarajevo, con l'estenuante lotta per la sopravvivenza della popolazione inerme durato ben quattro anni, al Massacro di Srebrenica. Solo in ritardo, l’intervento della Comunità Internazionale ha posto fine ad uno dei più atroci conflitti europei, avviando la Bosnia Erzegovina ad un lento e faticoso percorso ancora incompiuto di avvicinamento all’Europa.
Piero: conoscere la storia di questo paese è fondamentale per comprenderne a fondo la natura e per comprenderne meglio il fascino.
Angela: partiamo quindi anche stamattina molto presto e superiamo, in direzione nord il confine tra Croazia e Bosnia, nei pressi di Neum, unico sbocco sul mare.
Piero: se nel breve passaggio sulla costa in cui il territorio bosniaco si insinua in quello croato, dividendo di fatto la Croazia in due parti, attraversiamo due volte il confine senza particolari controlli e problemi, andando verso l’interno della Bosnia i controlli sono molto più approfonditi e pignoli. Se si viaggia con auto a noleggio, come noi, fate bene attenzione ad essere autorizzati e soprattutto assicurati a circolare fuori dall’Unione Europea; ancora, spesso qui richiedono documenti di circolazione in originale in luogo delle fotocopie che solitamente si trovano sulle vetture noleggiate. Attenzione poi ai telefoni: va verificata la tariffa locale, di solito poco economica per il roaming internazionale; ciò rende poco utilizzabili i servizi internet e quindi anche le mappe on line. Infine, non dappertutto si accettano gli euro: è bene avere a disposizione la necessaria quantità di marchi bosniaci, la valuta locale appunto.
Medjugorje
Angela: percorriamo quindi l’unico vero tratto di autostrada che dalla costa ci porterà, dopo 80 chilometri e un’ora e mezza di strada, alla nostra prima tappa: Medjugorje.
Piero: è una piccola città lontana soli trenta chilometri dal confine con la Croazia e probabilmente sarebbe rimasta sconosciuta al mondo se non fosse per un episodio avvenuto nel 1981, quando a sei ragazzini locali apparve la Madonna, presentandosi come Regina della Pace e consegnando loro un messaggio di amore e speranza.
Angela: le apparizioni, iniziate su una collina appena fuori la città e continuate nelle case dei veggenti e nella casa parrocchiale, sono continuate per giorni e, caso unico nella apparizioni mariane, sono proseguite per 30 anni senza interruzione e fino ai giorni nostri. Medjugorje diventa rapidamente meta di pellegrinaggi, creando chiaramente scompiglio nell’allora regime comunista che non sopportava il clamore e l’enfasi religiosa provocati dalla vicenda.
Piero: in termini economici però l’evento fu una vera “benedizione” per il territorio; non è un caso che, come detto, l’unico vero tratto di autostrada termini proprio qui, in quella che diventa una meta turistica che richiama milioni di visitatori e fedeli ogni anno.
Angela: Medjugorje perde quindi la tradizionale tranquillità di città “tra i monti” (questo il significato del nome in croato) a causa dell’immancabile seguito di guarigioni miracolose (vere o presunte), del moltiplicarsi delle pensioni per pellegrini, dell’eccessivo proliferare di negozi di souvenir, di tour organizzati e di ristoranti con menu fissi.
Piero: per un fedele chiaramente Medjugorje non è questo: è prima di tutto la Chiesa di San Giacomo dove si svolgono tutte le funzioni e, soprattutto, la Collina delle Apparizioni che si trova a circa due chilometri dal centro alla cui sommità, la statua bianca della Madonna segna il punto esatto delle apparizioni del 1981. Si raggiunge a piedi in venti minuti dal parcheggio ma la salita avviene lungo un sentiero poco agevole fatto di rocce spigolose.
Angela: prima di pranzo, lasciamo Medjugorje verso l’entroterra per raggiungere la nostra seconda tappa di giornata: Mostar.
La città del ponte
Piero: Medjugorje e Mostar distano solo 25 chilometri che percorriamo in poco più di mezz’ora di strada in mezzo alle montagne. In lontananza intravediamo le alture dei Balcani innevati che avremmo dovuto attraversare per raggiungere Sarajevo: la bellezza di questi paesaggi ci fa certamente rimpiangere di non averlo fatto, ma sarebbe stato davvero pericoloso.
Angela: parcheggiamo agevolmente in uno dei tanti parcheggi privati che non sono altro che spazi all’interno di abitazioni dedicati a questo servizio ai turisti.
Piero: Mostar è il principale centro storico, culturale ed economico dell’Erzegovina; è attraversata dal fiume Narenta sul quale si trova il famosissimo "ponte vecchio", lo Stari Most: le torri sulle due rive "custodi del ponte" sono chiamate “mostari” e da qui deriva appunto il nome della città. Dal 2005 tutta l’area intorno al ponte è stata riconosciuta dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità.
Angela: come la capitale, anche Mostar tra il 1992 ed il 1993 fu sottoposta ad assedio e bombardamenti; inoltre, questo territorio è stato teatro di un sanguinoso scontro interno tra croato-bosniaci e bosniaci musulmani che si sono fronteggiati per il controllo della città: il simbolo di questo ulteriore fronte fu la divisione della città in due parti, separate dal fiume, con la conseguente distruzione dello Stari Most, crollato sotto i bombardamenti il 9 novembre 1993.
Piero: prima di addentrarci nel centro città, nel quale sono racchiuse, in poche centinaia di metri, tutte le cose che ci sono da vedere, facciamo una sosta poco a sud dello Stari Most, per osservare questo meraviglioso ponte ricostruito in tutta la sua bellezza da un ponte carrabile parallelo.
Angela: il ponte per questa città è il vero simbolo certamente turistico ma anche e soprattutto storico e simbolico: Mostar è comunemente nota infatti come “la città del ponte”.
Piero: quello originale è un ponte ottomano che risaliva al XVI secolo, la cui costruzione si deve al sultano Solimano il Magnifico, in sostituzione di un vecchio ponte in legno. Ha la particolare forma a schiena d’asino, con una larghezza di quattro metri e una lunghezza di trenta; raggiunge un’altezza massima sul fiume di 24 metri. Dopo il crollo del 1993 il ponte è stato ricostruito e riaperto al pubblico nel 2004: la ricostruzione è avvenuta con il contributo della comunità internazionale e sotto l’egida dell’UNESCO, utilizzando i materiali locali originali e le tecniche medievali. Il ponte e la sua ricostruzione rappresentano il simbolo della fine della guerra e soprattutto la riconciliazione tra cristiani e musulmani che oggi vivono pacificamente in città.
Angela: due curiosità: l’Italia è stato il paese che ha contribuito maggiormente alla ricostruzione; il tuffo dal ponte ha sempre attratto molti praticanti di questo sport tanto che oggi vi si svolge ogni anno una particolare competizione che vede partecipare ovviamente tuffatori molto esperti.
Piero: arriviamo al ponte per un primo una prima visita dal fiume.
Angela: risaliamo la scalinata che porta al cuore del centro storico: Kujundžiluk.
Piero: lungo una meravigliosa via pedonale in acciottolato, si susseguono abitazioni dalle classiche forme architettoniche orientali, con le facciate vivacemente colorate. L’ambiente è quello del classico bazar orientale, con botteghe artigianali dove vengono lavorati l’ottone, metalli preziosi, calzature, manufatti in pelle e tessuti. Sembra di essere in un vero e proprio suk dove , anche se i pressi sono esposti, è d’obbligo contrattare e dove ovviamente finiamo per comprare souvenir ma non mancano le pashmine, i costumi e gli accessori per la danza del ventre, i ciondoli contro il malocchio e le coloratissime lampade di vetro; non mancano anche abbigliamento ed accessori palesemente contraffatti.
Angela: ci fermiamo per una pausa in uno dei caffè in perfetto stile arabo e per pranzo decidiamo di gustare il buonissimo piatto tipico locale: il cevapi. Si tratta di una specie di salsiccia piccola alla griglia, fatta con carne di manzo o di vitello, e servita con buonissimo pane, cipolla tagliata a pezzetti e ajvar, una salsa leggermente piccante a base di pepe rosso, aglio e melanzane: una vera goduria per grandi e piccini!
Piero: a questo punto siamo pronti per attraversare il ponte; prima però entriamo nella torre che ospita il museo fotografico della guerra.
Angela: attraversando il ponte apprezziamo la sensibilità della pendenza, che unita al selciato in pietra levigato e al parapetto basso e poco protetto, mettono ancora alla prova le nostre vertigini. Apprezziamo comunque il panorama della città con le sue costruzioni e le sue moschee, il fiume e le montagne sullo sfondo che abbracciano la città da una parte e dall’altra.
Piero: finito il giro del centro della città siamo pronti a ripartire recuperando il nostro van. Scegliamo, quasi involontariamente, una strada diversa per il ritorno, senza passare per Medjugorje, ma costeggiando la riserva naturale di Hutovo Blato.
Angela: questa scelta non ci permette sicuramente di risparmiare tempo e chilometri: ne dovremo comunque percorrere un centinaio in poco più di due ore. Tuttavia ci regala scorci e paesaggi assolutamente indimenticabili.
Piero: questo percorso rimarrà per sempre nella nostra memoria e se non fosse stato per le stradine strette, scoscese e spesso senza parapetti, ci saremmo fermati molto spesso per qualche foto e qualche ripresa.
Angela: ricordo anche un po' di ansia comunque per il fatto di non avere a disposizione mappe o navigatori satellitari e quindi abbiamo dovuto arrangiarci con le modeste e non sempre comprensibili indicazioni stradali. Aggiungi a tutto questo la quasi totale assenza di centri abitati e di altri passanti e un pò di ansia era senz’altro giustificata.
Piero: rimane comunque la bellezza e la particolarità indimenticabili di questo territorio e di tutte le cose che abbiamo in tutta questa giornata! Una delle più belle e affascinanti di tutto il viaggio, che ha lasciato più immagini impresse nella mia mente di tutti gli altri viaggi mai fatti. Vale la pena rivedere tutte le immagini cliccando QUI, ma soprattutto rivedere tutta la meraviglia di Mostar in questo video.
Angela: sicuramente la migliore cornice di nostalgia e di fascino con la quale, di rientro a casa, ci toccherà, a malincuore, preparare le valigie per il rientro in Italia.
Piero: l’ultimo giorno infatti, con partenza prestissimo al mattino sarà dedicato al rientro in una tirata unica: mille e cento chilometri da percorrere in dodici ore circa.
Angela: finisce dunque anche questa sensazionale avventura che ci ha visto attraversare quattro paesi in un continuo di cose meravigliose che abbiamo avuto il privilegio di vedere.