L’Abbazia di Montecassino

Angela: siamo pronti per un viaggio molto particolare questa volta.

Piero: proprio così. Dedichiamo la nostra giornata ad un luogo simbolo della spiritualità.

Angela: un vero e proprio simbolo della cristianità, famoso anche per alcuni eventi storici importanti.

Piero: stiamo parlando di Montecassino e della sua abbazia.

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Angela: il monastero sorge sul colle che domina la città di Cassino, in provincia di Frosinone, a 516 metri sul livello del mare.

Piero: non si può non notare la sua imponenza già percorrendo l’autostrada del sole tra Napoli e Roma.

Angela: dall’uscita dell’autostrada si percorrono una dozzina di chilometri, fatti per buona parte di tornanti, per raggiungere questa costruzione, bianca e squadrata che domina dall’alto la valle del fiume Liri.

Piero: la struttura sorge sulla base di una preesistente fortificazione romana del municipium di Casinum. Il nome della città deriva dalla parola osca “cascum” che significava appunto “antico”, a testimonianza dell’origine remota dell’insediamento; nel tempo ha più volte cambiato nome: fino al 1863 si chiamava San Germano, per la presenza di reliquie del Santo vescovo di Capua in un’omonima chiesa della città.

Angela: sul monte, in epoca romana, sorgeva un tempio dedicato al dio Apollo con un’area dedicata ai sacrifici.

L’abbazia e San benedetto

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Piero: la sua fama mondiale però deriva proprio dal monastero, fondato nel 529 d. C. da San Benedetto. Il Santo nasce a Norcia intorno al 480 da una famiglia nobile e compie i suoi studi a Roma. Da qui, disgustato dal malcostume dilagante, si ritira a Subiaco per condurre una vita da eremita, desiderando di piacere solo a Dio. Dopo aver fondato altri piccoli monasteri, insieme ad un gruppo di discepoli si sposta verso sud, proprio dove ora sorge l’abbazia.

Angela: il Santo, oltre che di grande spiritualità, era anche dotato di forte senso pratico. In poco tempo adatta il tempio pagano ad oratorio ed utilizza tutti gli edifici circostanti in parte per le abitazioni dei monaci e dei pellegrini ed in parte per ospitare tutte le attività di lavoro. Da queste due importanti caratteristiche di San Benedetto, nasce la regola dei monaci benedettini: ora et labora, appunto prega e lavora, unendo quindi alla base cristiana dei voti di castità, povertà e obbedienza, l’obbligo del lavoro. Si tratta di una regola ad un tempo semplice ma estremamente forte e dirompente, considerata da molti la base della cultura della moderna Europa.

Piero: nonostante la presenza di un paganesimo ancora forte, in un luogo così sperduto, il santo, dedicandosi ai bisognosi e predicando l’accoglienza, ebbe la forza di far sorgere il primo grande monastero in Italia; un monastero cristiano ben strutturato, dove ognuno potesse avere la dignità che meritava attraverso il lavoro e la preghiera. 

Angela: San Benedetto muore proprio qui secondo la tradizione il 21 marzo del 547 d.C., pochi giorni dopo la morte della sorella, Santa Scolastica. Poco prima di morire, rendendosi conto che la fine della sua vita terrena era vicina, si fa portare nell’oratorio e, con le braccia rivolte verso il cielo, sorretto dai monaci, si spegne. Questa scena è raffigurata da una statua di bronzo (donata da Adenauer) posta proprio al centro del giardino ove sorgeva l’oratorio. San Benedetto, oltre ad essere patrono degli ingegneri e degli speleologi è stato proclamato da papa Paolo VI patrono d’Europa perché “messaggero di pace, operatore di unità, maestro di civiltà e soprattutto araldo della fede e iniziatore della vita monastica in occidente”.

Le tante ricostruzioni del monastero

Piero: quello che vediamo oggi è sicuramente molto diverso dalla costruzione originale voluta dal Santo.  La storia del monastero è fatta di continui saccheggi, distruzioni, terremoti e successive ricostruzioni.

Angela: la prima distruzione risale al 577 ad opera dei Longobardi. Viene poi ricostruito nell’VIII secolo ritrovando un periodo di grande splendore, tanto da essere visitato anche da Carlo Magno.

Piero: nell’883 tocca ai saraceni saccheggiare e dare alle fiamme il monastero con la ricostruzione che arriva solo nel X secolo. Il monastero ritorna al suo antico splendore nell’alto medioevo, guidato da grandi abati alcuni dei quali saliranno al soglio pontificio.

Angela: nel 1349 arriva la terza distruzione, questa volta a causa di un terremoto.

Piero: la successiva ricostruzione, con le aggiunte e gli abbellimenti, portano il monastero alla grandezza ed alla bellezza che lo contraddistingueva fino al 15 febbraio 1944. Il monastero e Cassino si trovavano infatti sulla linea di scontro degli eserciti tedesco ed alleato, sul finire della seconda guerra mondiale. Durante la battaglia di Cassino (celebrata anche da un recente film) il monastero viene bombardato dalle forze alleate e ridotto ad un cumulo di macerie da cui si salva solo la statua del Santo e poco più.   

Angela: grazie all’opera dell’abate Ildefonso Rea, il monastero viene ricostruito “dov’era e com’era” dopo la grande guerra, nell’arco di una decennio, recuperando molti materiali dalle macerie.

Entriamo nel monastero

Piero: già arrivando nel parcheggio si percepisce la forte spiritualità di questo luogo. Il silenzio e la riflessione accompagneranno la nostra visita.

Angela: si accede immediatamente nel chiostro di ingresso dove un tempo sorgeva il tempio di Apollo che San Benedetto aveva riadattato ad oratorio dedicato a S. Martino. Qui, come detto è morto il santo e proprio qui, al centro del giardino, sorge la statua di bronzo che raffigura il momento della sua morte.

Piero: da questo primo chiostro, si passa al secondo, forse il più scenografico e imponente: è noto come chiostro del Bramante, perché il disegno originale si deve proprio all’architetto rinascimentale. Al centro si trova una cisterna ottagonale, fiancheggiata da colonne che sostengono una bellissima trabeazione.  I due lati lunghi sono accompagnati da due eleganti portici; il chiostro termina verso ovest con una splendida balconata dalla quale si gode una vista meravigliosa su tutta la valle del Liri e si intravede, volgendo lo sguardo verso destra, il cimitero militare polacco.

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Angela: dalla parte opposta, prima di accedere all’imponente scalinata che porta verso il terzo chiostro antistante la basilica, si trovano le statue dei santi e fratelli Benedetto e Scolastica: la prima è quella originale, sopravvissuta ai bombardamenti, mentre la seconda è una fedele ricostruzione.

Piero: superata la scalinata si arriva al chiostro dei benefattori, chiamato così perché ospita le 24 statue di papi e sovrani che nella storia hanno sostenuto il monastero. Meravigliosa è da qui la vista del chiostro sottostante.

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Angela: siamo pronti adesso ad entrare nella basilica. La facciata è sicuramente austera e ben intonata con la linea architettonica complessiva: l’unica decorazione si trova nel timpano, con il simbolo di Montecassino, formato da un leone rampante, una torre e due cipressi con sotto l’iscrizione “Benedicti numine sancta”, santa la basilica per volontà di Benedetto. Alla chiesa si accede attraverso tre porte di bronzo: quella centrale è quella più antica e risale all’XI secolo mentre quelle laterali sono un dono del presidente della repubblica Einaudi.

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Piero: la basilica è stata ricostruita riprendendo la stile rinascimentale precedente al bombardamento. Alcune decorazioni ed alcuni affreschi sono stati persi per sempre: le volte della basilica erano infatti finemente decorate ed affrescate, mentre oggi si presentano vuote; i bozzetti originali e le immagini bellissime si possono ammirare oggi solo al museo.

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Angela: bellissime sono le cappelle laterali della navata di sinistra dedicate a san Gregorio Magno, a San Giuseppe, al Santissimo Sacramento ed al Santo Abate Bertario, martire dell’incursione dei saraceni.

Piero: al centro si trova il meraviglioso altare maggiore, completamente restaurato nel suo antico splendore. Sotto l’altare si trovano l’urna di bronzo dove sono stati sepolti San benedetto e la sorella Santa Scolastica.

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Angela: sopra l’altare si trova la bellissima cupola, finemente affrescata mentre alle spalle si trova il coro, riportato anch’esso all’antico splendore.

Piero: a sinistra si trova la sacrestia, che si può solo intravedere dalla porta a vetri. In fondo si trova la cappella delle reliquie; da qui, mediante la scaletta laterale si sale sul presbiterio dove si trova il monumento funebre di Pietro de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. Di fronte si trova la cappella della Pietà.

Angela: ai alti dell’altare maggiore si trovano le scalinate che portano alla cripta, scavata nella roccia nel XVI secolo. Ad accompagnarci nella discesa ci sono i bassorilievi che rappresentano una processione di monaci.

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Piero: tutta la cripta è ornata di meravigliosi mosaici. E’ divisa in tre ambienti: la cappella centrale che ospita le statue di San Benedetto e Santa Scolastica, ai lati le due cappelle dei discepoli di San Benedetto, San Mauro, il prediletto, e San Placido.

Angela: risalendo ci troviamo nella navata di destre che ospita altre quattro cappelle: quella di san Vittore, quella dei Santi Pietro e Paolo, quella di San Giovanni Battista e quella dei Santi Arcangeli.

Angela: usciti dalla basilica, sulla destra si trova il museo. E’ interessante visitarlo perché raccoglie una serie di oggetti e reperti di vario genere ma soprattutto perché ha un’area archeologica che accoglie reperti emersi durante le ricostruzioni; c’è poi una sezione di miniature e stampe, con esemplari molto pregiati.

Piero: del monastero fanno poi parte, anche se inaccessibili al pubblico, l’archivio dove sono conservati importantissimi documenti relativi alla vita del monastero e soprattutto la biblioteca, considerata monumento nazionale, dove sono custodite opere rare ed antiche. Infine, l’abbazia ospita anche un’erboristeria dove si possono acquistare prodotti realizzati seguendo le antiche ricette benedettine.

Piero: nello stesso silenzio con cui siamo arrivati, adesso lasciamo il monastero. Questo luogo regala ai visitatori una meravigliosa sensazione di serenità. Abbiamo avuto la possibilità di visitare il monastero in un pomeriggio molto tranquillo, nuvoloso e fresco; poche persone presenti che ci hanno aiutato a godere fino in fondo della particolarità di questo luogo.  

Il cimitero militare polacco

Angela: poco distante dal monastero, percorrendo poche centinaia di metri sulla strada che ci riporta a Cassino, si trova il cimitero militare polacco che abbiamo visto in lontananza dalla balconata dell’abbazia.

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Piero: come detto in precedenza, Cassino è stata teatro di una importante battaglia sul finire della seconda guerra mondiale. Proprio per questo, quello polacco è solo uno dei cinque cimiteri militari che si trovano in zona.

Angela: il cimitero ospita gli oltre mille soldati (1.051 ne riporta l'elenco all'ingresso) del secondo corpo d'armata polacco che persero la vita nei combattimenti precedenti alla liberazione di Montecassino. E’ presente anche la tomba di Władysław Anders, il generale polacco morto nel 1970, ma che secondo le sue volontà è qui sepolto con i suoi uomini. 

Piero: il monte che si trova sopra il cimitero ospita un obelisco in travertino; sui quattro lati dello stesso si trova la significativa iscrizione: “noi soldati polacchi abbiamo dato il corpo all’Italia, il cuore alla Polonia e l’anima a Dio per la nostra e altrui libertà”.

Angela: concludiamo anche la visita di questo luogo che ci ha riportato alla memoria la barbarie e la crudeltà della guerra: è incredibile leggere su quelle tombe le età di quei giovani e le loro date di morte tutte racchiuse nel giro di pochi giorni. 

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Piero: la nostra giornata a Montecassino si conclude così: giornata dedicata allo spirito ed alla storia, che anche i ragazzi riescono facilmente ad apprezzare.

Angela: solo in parte questo breve video può permettere di cogliere le sensazioni che abbiamo provato.