Terezín
Piero: sveglia presto allora nel nostro ultimo giorno a Praga per raggiungere il punto partenza del nostro tour a Terezín. Il viaggio dura circa un’ora (dista da Praga 60 chilometri) e intorno alle 9 siamo davanti all’ingresso del campo.
Angela: il campo di concentramento di Theresienstadt è stata una struttura di internamento e deportazione utilizzata dalle forze tedesche durante la seconda guerra mondiale. La Gestapo ne prese il controllo il 10 giugno 1940 e trasformò la "Piccola Fortezza" in prigione. La città di Terezín, intorno alla fortezza, invece diventa il luogo in cui vengono concentrati i maggiori artisti, intellettuali, pittori, scrittori e musicisti ebrei mitteleuropei oltre a un gran numero di bambini. Terezín viene presentata dalla propaganda nazista come un esemplare insediamento ebraico, ma fu in realtà un luogo di raccolta e smistamento di prigionieri da indirizzare soprattutto ai campi di sterminio di Treblinka ed Auschwitz: sarebbero 155.000 gli ebrei passati da Theresienstadt fino alla sua liberazione, l'8 maggio 1945: di questi 35.440 morirono, circa 90.000 furono invece deportati. Numeri impressionanti per una realtà che la propaganda nazista aveva mostrato agli ispettori ed al mondo, mediante persino un film, come un luogo accogliente, una città regalata da Hitler agli ebrei…
Piero: la fortezza di Terezin venne costruita sul finire del XVIII secolo per volere dell’imperatore d’Austria Giuseppe II (coincidenza della storia: proprio colui il quale aveva eliminato le discriminazioni nei confronti degli ebrei…) che la fece edificare in onore della madre Maria Teresa d’Austria (Teresa in lingua ceca si dice appunto Terezín). La struttura è divisa in due corpi principali chiamati “Grande Fortezza” e “Piccola Fortezza“ e nacque per difendere Praga dagli attacchi prussiani che arrivavano dai territori del nord. Un secolo dopo, la Piccola Fortezza venne trasformata della monarchia asburgica in un carcere di massima sicurezza in cui venivano reclusi i prigionieri militari e gli oppositori politici della monarchia. Tra gli “ospiti” più famosi si ricorda soprattutto Gavril Princip, autore dell’attentato di Sarajevo nel 1914, in cui fu ucciso l'arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Sofia: l’episodio è considerato il casus belli della prima guerra mondiale.
Angela: davanti all’ingresso del campo si trova uno sterminato e silenzioso cimitero ebraico e una grande stella di Davide. All’ingresso della Piccola Fortezza ci accoglie il motto ideato dai nazisti che si trova nella maggior parte dei campi di concentramento: “Arbeit Macht Frei” (“Il lavoro rende liberi”). Le condizioni di vita all’interno delle immense camerate erano inumane: sono ancora lì i letti a castello di tre o quattro piani in cui gli ebrei venivano stipati, con la sporcizia e le malattie che erano all’ordine del giorno. Negli altri locali del campo di concentramento erano invece state adibite ad infermeria, laboratori, celle d’isolamento, obitorio ed alle famose docce comuni, che altro non erano che delle brutali camere a gas utilizzate dai tedeschi per lo sterminio di massa. Sono ancora ben visibili anche i lavatoi e i bagni comuni che contrastano con i locali degli ufficiali tedeschi dotati di confort e piscina. Impressionante il luogo dove venivano consumate le esecuzioni, dove sono ancora intatte le postazioni dei soldati ed il muro di fronte crivellato di colpi. Completiamo la nostra angosciante visita percorrendo il tunnel sotterraneo di circa un chilometro.
Piero: fuori dalla piccola fortezza andiamo a visitare il museo del Memoriale di Terezín, dove sono raccolti documenti, oggetti e testimonianze di ogni tipo di quell’epoca.
Angela: per concludere visitiamo una casa tipica del ghetto, rimasta intatta con ancora tutte le suppellettili ed i vestiti degli abitanti dell’epoca.
Piero: la visita al campo di concentramento di Terezín permette, anche ai ragazzi, di conoscere in prima persona uno dei luoghi più significativi di uno dei periodi più bui e atroci della storia moderna, riportando alla memoria i drammatici eventi che hanno reso protagonista questa piccola cittadina della Repubblica Ceca. Il museo del ghetto e la Piccola Fortezza fanno chiaramente percepire le angoscianti atrocità che i prigionieri ebrei furono costretti a subire in questo campo di concentramento durante l’Olocausto. Le sensazioni che abbiamo provato durante la visita sono state senza dubbio molto forti, specie per i ragazzi, e ci aiuteranno a non dimenticare ciò che è accaduto realmente e saranno da monito per il futuro.
Angela: dedichiamo il viaggio di ritorno a Praga, dopo pranzo, a riflettere su quello che abbiamo visto.
Piero: la bellezza della città, arrivati alla Piazza della Città Vecchia ci permette di ritornare ad un’atmosfera allegra cui contribuisce senz’altro la scoperta di uno dei dolci di strada tipici di Praga: il trdlo, impronunciabile ma buonissimo!
Angela: il manicotto di Boemia (preferisco chiamarlo così) è una sorta di pane dolce preparato avvolgendolo in un apposito rullo: l’esterno viene cosparso di zucchero e cannella, mentre l’interno può essere farcito con crema o nutella. Una vera delizia! Ne mangiamo un paio per addolcire la nostra giornata…
Piero: a questo punto siamo alla fine del nostro viaggio.
Angela: Praga ci ha regalato tre giorni in un’atmosfera fantastica!
Piero: abbiamo scoperto che è la città delle cento torri, una città magica, una città meravigliosa, che avvolge con il suo fascino e la sua eleganza i visitatori. Chiese, castelli e palazzi sono tutti splendidi testimoni di una grande storia millenaria. Abbiamo scoperto come la sua atmosfera quasi surreale avvolge e conquista ad ogni angolo, ad ogni vicolo, ad ogni piazza. Abbiamo avuto la conferma che Praga è senza ombra di dubbio una delle città più belle d’Europa.