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Novara di Sicilia

Alberto: eccomi di nuovo ragazzi! Continuiamo con il nostro giro alla scoperta della Sicilia…

Angela: dove ci porti questa volta?

Piero: fino ad ora sei stato impeccabile: giri semplici da fare con la famiglia e molto interessanti per le scoperte che abbiamo fatto.

Angela: per non dire dell’ingrediente principe: il mare!

Alberto: allora direi di proseguire su questa strada, anche in senso letterale. Come fatto per Tindari, rimaniamo vicini alla nostra base di Milazzo; preparate il vostro mitico van e partiamo per la nostra giornata! Ci spostiamo di appena 45 chilometri in direzione Palermo e verso l’entroterra: la nostra meta sarà Novara di Sicilia!

Piero: ne ho sentito parlare perché è annoverato tra i borghi più belli d’Italia, mi piace!

Angela: ho sentito entroterra però, questo significa niente mare per oggi?   

Alberto: calma, calma! Il borgo è meraviglioso, ma non ci porterà via tutta la giornata: ci rimarrà il tempo necessario per una fantastica sorpresa che non vi svelo adesso.

Piero: il solito misterioso… Tutti a bordo, allora! Si parte!

Benvenuti a Nuè!

Alberto: abbiamo un’oretta scarsa di viaggio per raggiungere la nostra meta; anche questa volta autostrada A20 e anche questa volta si esce a Falcone; da qui procediamo verso l’entroterra percorrendo il primo tratto della statale 185, fino a raggiungere Nuè.

Piero: così i locali chiamano questo borgo; qui si parla un dialetto strano, il gallo-italico. Nonostante ci troviamo al centro del Mediterraneo, gli abitanti di Novara discendono dai soldati e dai coloni che, provenienti dall’Italia settentrionale e dalla Francia meridionale, all’epoca della conquista normanna della Sicilia, si sono stanziati in questa zona. E’ davvero curioso ascoltare la parlata locale che è un misto di siciliano e genovese con accenti padani: sud e nord fusi non solo nel nome di una città omonima di quella piemontese (ma con cui non ha nulla a che vedere) ma soprattutto nelle parole. Il nome deriva probabilmente da quello dell’insediamento prima greco e poi romano chiamato Noa che poi con gli arabi diventa Nouah: entrambe le antiche denominazione testimoniano la bellezza e la fertilità del territorio.

Alberto: le prime tracce di insediamenti umani risalgono al mesolitico con le abitazioni scavate all'interno della rocca Sperlinga e i ritrovamenti di contrada Casalini. Chiaramente queste abitazioni hanno poco a che vedere con il borgo che si svilupperà successivamente, ma la pietra rimane il filo conduttore dello sviluppo di Novara: gli abitanti infatti si specializzano nella lavorazione, tramandando l’arte di padre in figlio, e molte delle case e delle costruzioni sono fatte proprio nella pietra locale, l’arenaria. Plinio in epoca romana cita nei suoi scritti Noa e chiama i suoi abitanti “noeni”. Nel IX secolo i berberi costruiscono un nuovo castello che sostituisce quello abitato fino a tutta l'epoca bizantina. Nell’XI secolo si insedia una colonia di longobardi, di religione cattolica con rito latino, probabilmente nei luoghi in cui sorge l'attuale paese: tornata terra cristiana, fu chiamata Nucaria. Risale al 1171 la prima abbazia cistercense in Sicilia, quella di Santa Maria Nucaria, fondata da sant'Ugo, sotto re Ruggero II. Segue poi il periodo di dominazione normanna seguita da quella aragonese. Il borgo raggiunge il suo massimo sviluppo nel XVII secolo, periodo in cui si sviluppa il tessuto edilizio che ritroviamo ancora oggi.

Piero: il borgo è stato danneggiato dai bombardamenti alleati dell’agosto del 1943, nella seconda guerra mondiale. E’ stato pian piano ricostruito fino ad essere oggi uno dei borghi più belli d’Italia.

Angela: Novara oggi è un gioiello che si trova al confine tra i monti Peloritani e i Nebrodi, sulle pendici delle montagne, in un incantevole scenario naturale fatto di boschi oltre i quali domina l’imponente sperone di roccia, Rocca Salvatesta che raggiunge i 1340 metri di altezza; dall’altra parte il panorama è impreziosito dal mare e dalle isole Eolie e dal promontorio di Tindari che da qui si domina dall’alto.

Alberto: il borgo è fatto di piccole case costruite in modo disordinato le une sulle altre, di un dedalo di vicoli e viuzze che alle volte sono impreziositi da archi; ma anche e soprattutto è zeppo di palazzi eleganti con le facciate decorate e di chiese sontuose. Il tutto, sapientemente curato e conservato, dona a Novara il tipico aspetto medievale. Le strade sono pavimentate in acciottolato. L'arenaria, come detto, è il materiale che domina le costruzioni civili e quelle religiose; alcune costruzioni hanno anche elementi architettonici realizzati in cipollino, un'altra pietra locale di colore rossastro.

Piero: arrivati dalla statale, la nostra passeggiata inizia da via Duomo. Raggiungiamo uno dei luoghi più interessanti della nostra visita, il Duomo di Santa Maria Assunta. Si tratta della chiesa più grande e più importante del borgo. Risale al XVI secolo ed è costruita ovviamente in arenaria; l’interno è straordinariamente ricco, con tre navate e dodici altari decorati da bellissimi affreschi e statue. Da qui iniziano e finiscono quasi tutte le processioni che si svolgono numerose durante l’anno: si comincia con Sant’Antonio Abate il 17 gennaio in cui si benedicono gli animali e si accende “u focu”, il fuoco, che guarisce dall’herpes; si passa al periodo pasquale che segue riti antichissimi che si ripetono sempre uguali nel tempo, mantenendo il loro fascino; non può mancare ovviamente il presepe vivente nel periodo natalizio, anche se il momento centrale della vita religiosa della comunità è la processione notturna dell’Assunta, a Ferragosto: l’intero borgo viene addobbato e riempito di luminarie; l’antica vara viene preparata con i gioielli donati dai fedeli e vengono accesi decina di ceri alla base; si parte poi per le strade di Novara nell’affascinante scenario notturno!     

Alberto: la devozione religiosa ha segnato in maniera importante lo sviluppo urbanistico di Novara. Ad ogni angolo si trovano chiese, alcune delle quali davvero molto belle: dalla più antica e più piccola chiesa di San Francesco, risalente al medioevo, alle chiese barocche dell’Annunziata e di Sant’Ugo, per finire con quella di San Giorgio, con quella di San Nicolò nel cuore del paese e con quella di Sant’Antonio Abate.

Angela: tutto il paese si snoda attraverso i meravigliosi vicoli tipici medievali: percorrerli è davvero affascinante. Oltre alle tante chiese, altrettanti sono i palazzi che vale la pena fotografare: Villa Salvo, nel quartiere di San Francesco; il Palazzo Stancanelli, sulla piazza principale, la Casa Fontana, sotto il Duomo, il Palazzo Salvo Risicato, il Palazzo del Comune  e l’ottocentesco Teatro Comunale.  

Piero: il punto più alto del borgo è occupato dai ruderi del Castello saraceno. Rimane poco da vedere dell’antica struttura: un solo torrione dei quattro che probabilmente formavano la costruzione originale che si è persa nel tempo a causa dell’incuria ma anche per i terremoti e le frane che hanno interessato la rupe sulla quale era stato edificato; il terreno ove sorgeva il castello è oggi di proprietà di privata ed è sede di un ristorante.

Alberto: questo sicuramente non ha giovato nel tempo alla conservazione di questo simbolo dell’antica Novara; tuttavia vale ugualmente la pena visitarlo per lo splendido panorama che da qui si gode sull’intero borgo, sulla valle, su Tindari, sul mare e sulle Isole Eolie.

La Rocca Salvatesta

Piero: poco prima di pranzo lasciamo il borgo per dirigerci verso la Rocca Novara che avevamo visto dominare il paese.

Angela: poco più di dieci minuti in auto e raggiungiamo il punto di partenza di questa camminata verso quella che i locali chiamano Rocca Salvatesta.

Piero: insieme alla bellezza naturale, a questo luogo è legata un’antica leggenda: secondo la tradizione infatti, in questo luogo si nasconderebbe un tesoro inestimabile; per ritrovarlo è necessario superare una serie di prove ed a farlo deve essere una donna!  

Alberto: proprio così: nell’arco di ventiquattro ore dovrebbe raccogliere la legna da sette boschi diversi e tessere al telaio un canovaccio di lino; a questo punto dovrà raccogliere del grano per farne della farina al mulino con la quale poi preparerà il pane, usando la legna raccolta per cuocerlo e, una volta pronto, lo avvolgerà nel canovaccio che ha appena tessuto; la prova finisce consumando il pane proprio alle pendici della rocca; allo scoccare della mezzanotte un cavaliere, secondo la tradizione, aprirà le porte del tesoro, consegnando alla fortunata le giare ricolme d’oro.

Piero: la Rocca è il punto più altro dei Monti Peloritani con i suoi 1340 metri e per la sua forma è anche conosciuto come il Cervino di Sicilia. La camminata per raggiungere la vetta dura circa tre ore e non è semplicissima, specie in estate e soprattutto con i bambini. La passeggiata inizia da un’area attrezzata per i pic nic che si trova proprio sulla strada di sella Mandrazzi che da Novara porta a Francavilla di Sicilia.

Alberto: il primo tratto è ripido ma breve e si può affrontare tranquillamente. Raggiunto il piano decidiamo di fermarci per ammirare lo splendido panorama sulla baia di Tindari da una parte ed ammirare da un altro punto di vista la Rocca, affiancata dal Racco del Leone.

Piero: questa probabilmente è la zona in cui storicamente si è avuto il primo insediamento. Respirata un pò di aria fresca e dopo aver goduto lo splendido panorama, facciamo ritorno in paese per il pranzo.

Angela: pranzo veloce a base di prodotti tipici e fra questi non può mancare un assaggio del prodotto tipico per eccellenza di Novara di Sicilia: il formaggio Maiorchino.

Alberto: formaggio buonissimo, prodotto solo qui, il cui nome deriva probabilmente dall’alimentazione del gregge che avviene con gli scarti della varietà di grano locale detta appunto Maiorca. E’ fatto in buona parte con latte di pecora ma con una buona aggiunta di latte di capra.

Piero: a questo formaggio è dedicata anche una particolare sagra nella quale i residenti si sfidano facendo rotolare per i vicoli del borgo le forme di maiorchino; la finalissima si svolge nel periodo di carnevale. Sia il formaggio che la sagra hanno regole e tradizioni antichissime.

La spiaggia di Mongiove

Alberto: adesso vedo che i ragazzi sono stanchi e avevo promesso loro una sorpresa!

Angela: è vero! Il mare, giusto?

Alberto: esatto! Vi porto in un una spiaggia speciale, quella di Mongiove. Ci saranno da percorre una trentina di chilometri, quarantacinque minuti e saremo sul posto sperando di trovare immediatamente parcheggio…

Piero: la spiaggia fa parte del complesso della Riserva Orientata dei laghetti di Marinello; la prima parte è molto ampia e termina a destra con un affascinante promontorio. Come spesso accade in questa zona della Sicilia, la sabbia fine lascia posto ai ciottoli man mano che ci si avvicina alla battigia; chiaramente andando verso il promontorio aumentano gli scogli.   

Angela: la spiaggia nel complesso è bella ed il mare è limpido anche se diventa rapidamente profondo. E’ il posto ideale in cui trascorrere un pomeriggio anche se nei week end e nei mesi di luglio e agosto può risultare affollata.

Piero: la particolarità è che con brevi tratti di nuoto o se si è fortunati, con bassa marea e mare calmo, è possibile superare il promontorio e raggiungere le varie grotte e calette che si susseguono in questo tratto di costa fino al promontorio di Tindari.  

Alberto: il breve video che ho girato con il drone ne testimonia la bellezza e la particolarità!

Angela: anche questa meravigliosa giornata è terminata! Molto stanchi è il momento di fare ritorno a casa: un po' di riposo e saremo pronti per una nuova avventura! Clicca QUI per rivedere tutte le immagini.