Gita a Tindari
Piero: ciao Alberto, eccoci ancora qui!
Alberto: continuiamo con il nostro giro alla scoperta della Sicilia…
Angela: che bello! Dove andiamo questa volta?
Alberto: anche questa volta non andiamo lontani dalla nostra base a Milazzo e potete riprendere il vostro mitico van! Ci spostiamo di appena 35 chilometri in direzione Palermo: mezz’ora di strada e inizia la nostra gita a Tindari…
Piero: è uno dei posti lungo la costa tirrenica della provincia di Messina che mi affascina di più: arte, cultura, mito, storia e spiritualità fusi in una località unica!
Angela: il tutto con uno splendido mare sullo sfondo!
Alberto: non solo sullo sfondo direi: la mattina vi porto a visitare Tindari, mentre il pomeriggio lo splendido mare che vedremo dall’alto ce lo godremo tutto! Sono convinto che vi piacerà moltissimo: è un posto talmente bello che Camilleri vi si è ispirato per un episodio de “Il Commissario Moltalbano”; ed è proprio in suo onore che chiamiamo così la nostra giornata.
Piero: si parte allora!
Tindari
Alberto: come detto la nostra gita inizia con una mezz’ora di viaggio; percorriamo l’autostrada A20 e usciamo a Falcone e da qui, seguendo le semplici indicazioni, cominceremo la nostra salita verso Tindari.
Piero: questa piccola frazione del comune di Patti, si trova infatti in cima all’omonimo promontorio, a strapiombo sul mare: si raggiunge un altezza di trecento metri circa sul livello del mare.
Alberto: Tindari ha origini antiche e nobili: è stata infatti fondata nel 396 a.C. per volere di Dionisio da una colonia di mercenari siracusani; la chiamarono Tyndaris, il nome greco originale, in onore di Tindaro, allora re di Sparta, secondo il mito, padre putativo della famosa Elena di Troia e dei Dioscuri, Castore e Polluce. Durante la prima guerra punica, fu base navale cartaginese e nelle sue acque si combatté nel 257 a.C. la battaglia omonima, nella quale la flotta romana mise in fuga quella cartaginese. Insieme a Siracusa, nel 56 a.C., fu conquistata dai romani che, con Augusto, la trasformarono in una delle cinque colonie siciliane, la “Colonia Augusta Tyndaritanorum”: risale a questo periodo la citazione di Cicerone che definisce Tindari “nobilissima civitas”.
Piero: tra il I ed il IV secolo d.C. inizia però un periodo di declino in conseguenza di una rovinosa frana prima e di due terremoti devastanti poi che la distrussero quasi completamente. Diventa sede vescovile nel VI secolo e viene conquistata dai Bizantini; nell'836, passa sotto il dominio arabo che la distruggono quasi completamente.
Angela: a queste catastrofi sopravvivono solo il santuario, i resti dell’antica città ed il teatro greco.
Alberto: e proprio queste sono le mete della nostra mattinata!
Piero: un tempo se non sbaglio era proprio possibile arrivare in macchina fino al piazzale antistante la chiesa.
Alberto: Esatto, ma oggi non è più così: per evitare il traffico delle vetture che poi venivano parcheggiate in modo selvaggio anche lungo l’ultimo tratto di strada, oggi è stato predisposto un ampio parcheggio a pagamento a pochi chilometri dall’arrivo in cima; da qui si può procedere con un comodo servizio di bus navetta, il cui prezzo è compreso nel costo del parcheggio, oppure a piedi.
Angela: non mi sembra proprio il massimo farla piedi; la distanza non sarebbe proibitiva ma è tutta in salita e comunque rimane ugualmente da fare a piedi l’ultimo ripido tratto dei tornanti verso il santuario; con il caldo di alcuni periodi dell’anno non è consigliabile e come allenamento ci faremo bastare questo tratto.
Piero: arriviamo finalmente in cima e la prima cosa che facciamo è affacciarci dalla piazza per ammirare lo splendido panorama della lingua di terra del mare di Tindari!
Il Santuario di Tindari
Alberto: ci spostiamo adesso a visitare il Santuario della Madonna di Tindari, diventato Basilica a partire dal 2018. Si trova sull’estremità orientale del promontorio, dove sorgeva l’antica acropoli, sui cui resti era stata originariamente costruita una piccola chiesetta dedicata alla statua della Madonna Nera; si tratta di una scultura in legno di cedro, di epoca imprecisata, nella quale la Madonna, con la corona in testa, regge in braccio il Bambino e presenta la caratteristica inconfondibile del volto lungo tipico delle raffigurazioni orientali e africane (ma non occidentali), mantenendo comunque proporzioni aggraziate e davvero molto armoniose anche dal punto di vista artistico. Alla base della statua, si nota la scritta che riprende il Cantico dei Cantici “Nigra sum sed formosa”, ossia “sono bruna ma bella”.
Piero: non è chiaro se la statua sia giunta a Tindari in conseguenza di un naufragio o, più probabilmente, nel tentativo dei fedeli di sottrarla alla furia iconoclasta dell'VIII secolo, sarebbe stata abbandonata dai marinai di una nave approdata sotto il promontorio di Tindari, per poter ripartire alleggeriti dal pesante carico. La Madonna è venerata attualmente in una festa che si tiene il 7 settembre.
Angela: la Basilica attuale è il risultato dell’ampliamento terminato con la consacrazione del 1979. Chiaramente è possibile visitare la nuova chiesa ma anche la vecchia che si trova all’interno della struttura del santuario. Ancora, è possibile visitare le stanze del santuario stesso accedendo ad una in particolare che dalla sua finestra regala una vista unica del promontorio sottostante e di tutta la baia: da non perdere!
Piero: prima di spostarci all’area archeologica, vale la pena assaggiare una buonissima granita in uno dei bar del piazzale: gelsi o caffè sono i miei gusti preferiti!
Alberto: percorriamo adesso l’unica via che dal santuario porta all’area archeologia; il primo tratto è pieno di negozietti e bancarelle che vendono souvenir di qualunque genere e frutta secca tostata (“a càlia” in dialetto siciliano).
La zona archeologica di Tindari
Piero: ad anticipare il nostro imminente arrivo alla zona archeologica, sono le mura di cinta ancora visibili in alcuni tratti.
Alberto: l’area nel complesso è ancora ben conservata, probabilmente per lo scarso interesse verso il riutilizzo della pietra arenaria con la quale le strutture erano costruite. Gli scavi sono di epoca abbastanza recente: i primi risalgono al 1839, ma la parte più importante risale agli anni sessanta del secolo scorso e sono stati completati solo di recente. Oggi possiamo ammirare un’insula romana con parte della strada principale, il decumano, la basilica e soprattutto l’antico teatro greco.
Piero: l’insula è praticamente un intero quartiere romano del quale sono ben conservate la base delle abitazioni ed alcuni mosaici; si distinguono chiaramente anche diverse tabernae e una villa patrizia, con tanto di terme. La basilica è una costruzione a due piani risalente probabilmente al IV secolo con un passaggio centrale sotto una volta a botte: si dove trattare di un ginnasio. Infine il teatro: è addossato al fianco di una collina, con un diametro di oltre 60 metri; risale al periodo della fondazione della città ma fu poi ristrutturato in epoca romana con la costruzione di un portico e la ricostruzione della scena, di cui restano solo le fondazioni e un'arcata: il tutto per renderla utilizzabile per i giochi. La sua splendida posizione che guarda verso il mare ne hanno fatto la sede di un importante festival di musica, danza e teatro che dal 2001 ha preso il nome di Festival dei Due Mari. Alcuni reperti sono conservati in un modesto museo che è possibile visitare congiuntamente all’area.
Angela: devo dire che la meraviglia di questo posto meriterebbe un’attenzione ben diversa: poca manutenzione e poca cura, nonostante si paghi anche un biglietto di ingresso. Un vero gioiello in preda all'incuria! Rifiuti e transenne abbandonate dappertutto ma quel che è peggio mosaici sommersi dalla polvere e dalle erbacce: un vero peccato!
Alberto: mi spiace tanto per la tua delusione, ma abbiamo ancora davanti un pomeriggio in un altro posto molto bello.
Piero: il mare ed il promontorio li abbiamo visti dall’alto: adesso è arrivato il momento di andarci.
Alberto: ritorniamo al parcheggio e ci dirigiamo a Marinello con l’obiettivo di raggiungere la lingua di sabbia proprio sotto il promontorio di Tindari. Anche qui due opzioni: passeggiata in spiaggia sotto il sole o approfittiamo del servizio navetta che in barca, in pochi minuti e con pochissimi euro, ci porta direttamente.
Angela: scegliamo chiaramente questa seconda opzione, per evitare la calura del dopo pranzo e la lunga camminata. Viaggiando con i bambini anche la breve gita in barca è di per se un’esperienza. Certo a voler vivere l’avventura fino in fondo, si potrebbe percorrere direttamente il sentiero, chiamato Coda di Volpe per la sua particolare forma, che porta dall’antica Tindari giù fino alla riserva marina.
I laghetti di Marinello
Alberto: la Laguna di Tindari, con la spiaggia di Marinello, formano un braccio di mare di eccezionale bellezza che è oggi una riserva naturalistica protetta per la straordinaria presenza contemporanea di caratteristici specchi d’acqua di tipo lacustre (i cosiddetti “laghetti di Marinello”) con sabbie marine. Anche qui il mito si intreccia alla bellezza del posto: secondo una leggenda, infatti, la spiaggia si sarebbe formata miracolosamente in seguito alla caduta di una bambina dalla terrazza del Santuario che sarebbe stata poi ritrovata sana e salva sulla spiaggia; la madre della bambina, dopo aver assistito al miracolo, avrebbe cominciato a credere alla natura miracolosa della scultura della Madonna, della quale aveva dubitato a causa della pelle scura. Altra leggenda che dona ulteriore fascino a questo luogo è quella che riguarda la Grotta di Donna Villa, che si trova nel costone di roccia sovrastante: la grotta sarebbe stata abitata da una maga, che attraeva i naviganti con il suo canto per poi divorarli; quando qualcuno rinunciava per la difficoltà di raggiungere l'ingresso, la maga sfogava la rabbia affondando le dita nella parete; a questo sarebbero dovuti i piccoli fori che si aprono numerosi nella roccia.
Piero: la forma della spiaggia muta continuamente a seconda delle maree; la lingua di terra però sembra avere dall’alto la forma di una donna che avvolge un bambino.
Angela: il mare ed il posto sono incantevoli ed in genere poco affollati anche d’estate. L’acqua è limpidissima ed il fondale è sabbioso e profondo in maniera diversa a seconda della posizione: da un lato il mare è meno profondo e protetto dalla lingua di sabbia mentre, dall’altro è più profondo ed esposto. Chiaramente questo tratto di spiaggia non è attrezzato e quindi bisogna partire ben organizzati.
Piero: abbiamo trascorso un’altra meravigliosa giornata in questa splendida terra, alla scoperta di un luogo che sintetizza perfettamente lo spirito dei nostri viaggi dove bellezza e relax si uniscono a storia e cultura!
Alberto: come state imparando a conoscere sono tante le località in Sicilia che hanno queste caratteristiche: non dobbiamo far altro che continuare la nostra paziente scoperta!
Angela: non vediamo l’ora! Nel frattempo però, godiamoci tutte le immagini e rivediamo tutta la bellezza di Tindari in questo breve video.