Gortyna – La legge nella pietra
Angela: non lontanissimo da Festo, ci spostiamo a vedere un altro dei meravigliosi siti archeologici di Creta.
Piero: eccoci a Gortyna. Cambia l’epoca, cambia lo stile, ma resta quella sensazione che solo Creta sa dare: quella di essere al centro di qualcosa di antico e fondamentale.
Angela: e stavolta, niente palazzi minoici. Qui siamo molto più avanti nel tempo. Gortyna è romana. Ma anche greca. E anche dorica. È una città che non ha una sola anima, ma molte sovrapposte. E ognuna ha lasciato un segno.
Piero: i primi insediamenti sono del periodo minoico, ma è con i Dori, nell’VIII secolo a.C., che Gortyna diventa importante. Poi i Romani la scelgono come capitale della provincia di Creta e Cirenaica. E da lì inizia una nuova storia.
Angela: è una città ricca, moderna, con acquedotti, terme, teatri, fori, statue. Ma quello che la rende unica non sono solo le rovine, è quello che c’è scritto sulle pietre.
Piero: esatto. Il celebre Codice di Gortyna, inciso direttamente su un lungo muro di pietra calcarea nel V secolo a.C., è la più antica raccolta di leggi civili d’Europa. Un “manuale di convivenza”, diremmo oggi. E non era nascosto in qualche archivio, ma esposto pubblicamente: la legge visibile per tutti.
Angela: dodici colonne di testo, scritte in bustrofedico – una riga da sinistra a destra, la successiva da destra a sinistra, come l’aratro che gira nei campi. Bellissimo anche visivamente.
Piero: e incredibilmente moderno nel contenuto. Parla di matrimonio, eredità, divorzio, proprietà, schiavitù, stupri, adozioni. Preciso, dettagliato, concreto. Non divino, ma civile. Non per gli dèi, ma per le persone.
Angela: come se Gortyna ci dicesse: qui non contano solo i miti. Qui si governa con le parole scolpite nella pietra, non nei templi.
Piero: l’area archeologica si snoda tra uliveti e sentieri di terra. Sembra quasi nascosta (a tal punto che ci siamo passati davanti due volte senza vederla…), e invece è vastissima. Si entra tra le rovine dell’odeon romano, un piccolo teatro semicircolare costruito nel I secolo d.C. Qui si ascoltavano musica, orazioni, poesie.
Angela: ed è proprio accanto all’odeon che troviamo il Codice. Non un monumento isolato, ma parte integrante della vita cittadina. Come se diritto e bellezza fossero la stessa cosa.
Piero: più avanti, resti di strade lastricate e i ruderi della basilica cristiana di Tito, costruita nel VI secolo. Tito, discepolo di San Paolo, secondo la tradizione fonda qui la prima comunità cristiana di Creta.
Angela: qui l’archeologia si fa racconto. Dai Dori ai Romani, dal diritto greco alla fede cristiana, tutto si tiene insieme. E tutto è immerso nel verde. Fichi, ulivi, oleandri. Le pietre affiorano tra le piante come pensieri tra i sogni.
Piero: nella parte più antica si riconoscono ancora i resti del praetorium romano, la sede del governatore. E poco oltre, ciò che resta del foro, con colonne e basi di statue. Non grandioso come Roma, ma pieno di dignità.
Angela: è una città senza mura, come le antiche poleis greche. Forse proprio perché si sentiva sicura, forte delle sue leggi. E di una posizione strategica: al centro della Messarà, non lontana né dal mare né dalle montagne.
Piero: e pensare che nel periodo ellenistico contendeva a Cnosso il controllo dell’isola. Due modelli diversi di potere: Cnosso aveva il mito, Gortyna la legge. Cnosso la corte, Gortyna il foro.
Angela: adesso è tutto quieto, silenzioso. Ma basta leggere quelle righe incise per sentirne ancora la voce. La giustizia, qui, non era un’astrazione. Era una cosa da scolpire. Da mostrare. Da vivere.
Piero: ogni viaggio a Creta è un incontro con qualcosa che ci riguarda ancora. Qui non c’è il labirinto, non ci sono affreschi. Ma ci sono le regole. La dignità della convivenza. E una pietra che non dimentica.