Bran, Râșnov e la magnifica Brașov

Angela: oggi è il giorno del mistero! Si parte presto, il van ci guida lungo strade sempre più strette tra boschi e tornanti, e all’improvviso… eccolo lì.

Piero: il Castello di Bran! Appollaiato su una rocca, con torri aguzze e mura bianche che sembrano emergere dalla pietra viva. Non c’è nebbia, ma l’atmosfera gotica la senti lo stesso.

Angela: è lui, il castello che tutti associano a Dracula. Bram Stoker nel suo romanzo del 1897 lo immaginava tra le montagne della Transilvania, con il conte che dormiva in bare e succhiava sangue tra una risata demoniaca e l’altra.

Piero: in realtà, Stoker non è mai stato in Romania. Il suo Dracula è una creazione letteraria ispirata in parte alla figura storica di Vlad Țepeș, il principe valacco del XV secolo noto come l’Impalatore.

Angela: anche Vlad qui forse non c’è mai stato davvero, anche se il castello di Bran è l’unico che combacia, per posizione e aspetto, con la descrizione nel libro. Insomma: più mitologia che storia.

Piero: sicuro! Anche se Vlad Țepeș è realmente esistito.

Angela: e allora parliamone un attimo. Vlad III di Valacchia, detto Țepeș, cioè "l’Impalatore", è nato nel 1431 a Sighișoara, figlio di Vlad II Dracul, un membro dell’Ordine del Drago, da cui deriva il celebre titolo di “Dracula”, cioè "figlio del Drago".

Piero: è stato un principe spietato ma determinato, che ha combattuto con durezza contro i turchi ottomani per difendere la Valacchia. Ha imposto l’ordine con metodi brutali: l’impalamento era la sua firma. Le cronache parlano di interi boschi di cadaveri infilzati.

Angela: eppure, per il suo popolo, non era un mostro. Era un sovrano giusto, che puniva i corrotti, difendeva l’autonomia della Valacchia e non esitava a colpire i nobili traditori o i mercanti sleali.

Piero: come spesso accade, la storia e la leggenda si sono fusi. I racconti tedeschi dell’epoca, nemici commerciali dei romeni, lo descrivevano come sadico e assetato di sangue. E su quelle descrizioni Stoker ha creato il suo vampiro aristocratico e immortale.

Angela: ma Vlad non aveva i canini affilati. Aveva una mente politica tagliente, questo sì. E’ stato imprigionato anche a Visegrád dai re ungheresi, tornato poi al potere e, infine, morto in battaglia: la sua testa è stata mandata in dono al sultano a Istanbul.

Piero: un destino da tragedia greca più che da romanzo gotico.

Angela: ed è forse proprio questa miscela di violenza, mistero e patriottismo che lo ha reso immortale. Molto più del conte Dracula.

Angela: un mix di leggenda e realtà che però funziona. Saliamo a piedi per una breve stradina acciottolata, tra alberi e muretti in pietra. Il castello ci guarda dall’alto, con le sue torri inclinate e la facciata irregolare: sembra davvero sospeso tra storia e fantasia.

Piero: una volta dentro, ci muoviamo tra stanze raccolte, soffitti bassi, corridoi stretti, scale in legno e passaggi segreti. C’è qualcosa di disorientante in questo castello: ogni ambiente cambia direzione, altezza, luce.

Angela: al centro c’è un piccolo cortile interno, circondato da balconi in legno e da finestrelle dalle tende ricamate. Un pozzo al centro aggiunge mistero alla scena: si dice che lì sotto ci sia un tunnel sotterraneo, oggi murato; chissà dove portava.

Piero: insieme a Dracula, la parte più affascinante è legata a Maria di Edimburgo, la Regina Maria di Romania. E’ stata lei a ricevere il castello in dono nel 1920 dalla città di Brașov, come segno di riconoscenza per il suo ruolo nell’unificazione della Romania.

Angela: Maria se ne innamora subito e lo trasforma in una residenza estiva, riempiendolo di oggetti d’arte, tappeti orientali, mobili antichi, e soprattutto di anima. Qui si rifugiava nei momenti difficili, scriveva, riceveva ospiti e diplomatici.

Piero: era una figura incredibile: scrittrice, viaggiatrice, diplomatica informale e profondamente legata alla Romania. Aveva sangue britannico e russo, ma il cuore romeno. E quel cuore, dopo la sua morte, è stato effettivamente conservato per un periodo proprio qui a Bran, in una piccola cappella.

Angela: camminiamo tra le sue stanze con rispetto. Qui si sente la storia vera, molto più forte del folklore. Il castello racconta lei più di Dracula. Rivedi la nostra scoperta in questo video:

Piero: risaliamo sul van, che riparte tra i pini verso Râșnov, pochi chilometri più in là. Qui ci aspetta una vera cittadella medievale fortificata, costruita dai sassoni nel XIII secolo per difendersi dalle incursioni tartare.

Angela: la Cetatea Râșnovului domina la valle dall’alto di una collina. Parcheggiamo e, anziché salire a piedi lungo un sentiero nel bosco (cammineremo ancora tanto oggi), approfittiamo dell’ascensore panoramico. Un breve tratto nel bosco ed eccoci qua: l’ingresso è spettacolare: torri, mura possenti, legno e pietra.

Piero: all’interno c’erano case, una cappella, magazzini. Un vero villaggio autosufficiente dove gli abitanti si rifugiavano in caso di assedio. Ci sono ancora alcune case ricostruite con tetti in scandole e botteghe di artigiani. Purtroppo il cuore della fortezza non è accessibile per una ristrutturazione: doveva essere uno spettacolo!

Angela: e poi la vista… da lassù si vedono i Carpazi meridionali, le foreste scure, i tetti di Râșnov e, in fondo, Brașov che ci aspetta.

Piero: ed è proprio lì che andiamo per pranzo. Scegliamo un ristorante con i tavoli all’aperto proprio davanti alla Chiesa Nera, nella piazza principale. Una vista spettacolare e un piatto di ciorbă de burtă (zuppa di trippa) che ci rimette al mondo.

Angela: poi comincia la nostra passeggiata nel cuore della meravigliosa Brașov. Fondata dai cavalieri teutonici nel XIII secolo e poi colonizzata dai sassoni, è una città elegante, con un centro storico perfettamente conservato.

Piero: e proprio dalla Chiesa Nera iniziamo la nostra visita.

Angela: è la più grande chiesa gotica della Romania. Deve il suo nome all’incendio del 1689 che annerì le sue pareti. L’interno è severo e maestoso: volte altissime, vetrate colorate, e soprattutto una collezione unica di tappeti anatolici appesi alle pareti, dono dei mercanti turchi.

Piero: da qui ci spostiamo sulla piazza principale, la Piața Sfatului. E’ un vero gioiello: palazzi barocchi, fontane e soprattutto la Casa del Consiglio con la sua torre medievale e l’orologio in cima.

Angela:  siamo in mezzo a una delle piazze più belle della Transilvania. Piazza Sfatului ha la forma di un rettangolo irregolare, con case dalle facciate colorate che sembrano uscite da un plastico. I tetti sono alti, rossi, con abbaini e comignoli storti. La Casa del Consiglio era il municipio medievale.

Piero: è stata costruita nel Quattrocento e qui si riuniva il consiglio dei sassoni tedeschi, che governavano la città. Oggi è un museo di storia locale. La piazza è perfettamente conservata. Le pietre a terra, i lampioni in ferro battuto, le insegne delle botteghe: tutto sembra rievocare un’epoca passata.

Angela: proseguiamo per una passeggiata verso Viale della Repubblica: negozi, shopping e anche qui splendidi palazzi colorati.

Piero: dalla parte opposta, raggiungiamo l’ingresso di Strada Sforii, la “Via della corda”: larga appena un metro e mezzo, è una delle strade più strette d’Europa.

Angela: è lunga una cinquantina di metri e serviva come passaggio per i pompieri, nel Seicento; oggi è una piccola attrazione: tutti vogliono passarci in fila indiana.

Piero: affascinante attraversarla e osservare le tante scritte sui muri alti e lisci, come in un diario collettivo lasciato dai passanti.

Angela: passeggiando per le stradine limitrofe, ci ritroviamo davanti ad un portone con la stella di David scolpita nella pietra.

Piero: è la sinagoga neologa di Brașov, costruita alla fine dell’Ottocento, in stile moresco. L’ingresso è un po’ nascosto, ma basta varcare il cancello per ritrovarsi in un cortile silenzioso.

Angela: sembra un palazzo di Sarajevo o di Budapest, non una sinagoga di montagna.

Piero: infatti lo stile è austro-ungarico, come molte sinagoghe neologhe dell’epoca. Il movimento neologo cercava di modernizzare il culto e favorire l’integrazione degli ebrei nella società dell’Impero. Qui la comunità ebraica contava più di quattrocentomila persone: dopo la seconda guerra mondiale e l’emigrazione successiva, sono rimasti in pochi. Apre solo il sabato. Abbiamo solo il tempo di una foto.

Angela: a questo punto saliamo verso il Bastione dei Tessitori, una delle torri difensive della città. Brașov era completamente cinta da mura, e questo bastione conserva ancora le travi originali e la struttura medievale.

Piero: facciamo un giro sulle mura, costeggiamo il Bastione dei Fabbri e passiamo per il Poarta Ecaterinei, l’unica porta cittadina superstite in stile rinascimentale, con le sue quattro torrette che indicavano il diritto della città di eseguire condanne a morte.

Angela: ultima tappa adesso è la Torre Bianca.

Piero: costruita nel Quattrocento, serviva per sorvegliare le mura e difendere il lato nord della città. Da qui si controllava ogni movimento.

Angela: certo a fine giornata, fare questa scalinata breve ma ripida non è il massimo per le mie gambe, ma il panorama vale lo sforzo: è un punto panoramico perfetto per godersi i colori di Brașov che si avvicina al tramonto.

Piero: Brașov è una città vivace ma non caotica; storica, ma ancora viva. Perfettamente a misura d’uomo. Scoprila passeggiando con noi in questo video:

Angela: torniamo al nostro van e rientriamo a Sinaia. Oggi è stata una giornata densa, ma di quelle che ti riempiono la testa e il cuore.

Piero: Dracula, fortezze, gotico, e una città che ci ha sorpreso. La Transilvania ha ancora molto da dire.

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