Bine ați venit în România!

Piero: atterriamo a Bucarest la mattina presto. Appena usciti dall’aeroporto ci accoglie quel vento balcanico che sa di Est, ma anche di primavera che ci da il benvenuto: visto che la lingua è simile all’italiano?

Angela: recuperiamo il van — pulito, lucido, pronto — e imbocchiamo subito la strada verso nord. Bucarest la saltiamo in questo viaggio, ne servirà uno dedicato. Ci aspetta Sinaia, un piccolo e delizioso villaggio, dove abbiamo prenotato la nostra base.

Piero: ci arriviamo nel pomeriggio, dopo aver attraversato distese collinari e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato agli anni '60. Cavalli che trainano carretti, donne con il fazzoletto in testa, casette color pastello.

Angela: Sinaia è piccola adorabile. Elegante e meta ideale per un turismo fatto di relax, camminate e aria buona. E dietro, la silhouette innevata dei Carpazi. C’è una pace che rilassa le ossa.

Piero: sistemiamo il van, facciamo due passi e già siamo immersi in un altro mondo.

Angela: visto che il nostro trasferimento è durato quasi due ore, oggi abbiamo a disposizione il tempo solo per una prima tappa qui.

Piero: esatto, ci aspetta il Monastero di Sinaia, fondato nel 1695 da Mihail Cantacuzino, un nobile valacco, dopo un pellegrinaggio al Monte Sinai. Da qui il nome della cittadina.

Angela: all’inizio era solo un piccolo insediamento monastico, ma è subito diventato importante: il primo monastero della Valacchia a essere costruito interamente in muratura. E soprattutto, diventa un faro spirituale lungo la strada che collegava il sud al cuore della Transilvania.

Piero: entriamo dalla porta monumentale. Davanti a noi si apre un cortile silenzioso, curato, con giardini e cipressi. Al centro c’è la Chiesa Antica, piccola, austera, con un portale di pietra scolpita. All’interno, affreschi delicati del Settecento, ancora leggibili, e un’icona della Madonna venerata da secoli.

Angela: dietro la chiesa c’è una minuscola cripta dove si dice che riposino alcuni membri della famiglia Cantacuzino. La sensazione è di essere in un luogo sacro, isolato dal tempo.

Piero: poi entriamo nella Chiesa Nuova, costruita nel 1846 in stile neobizantino. Un tripudio di ori, cupole a bulbo, colonne di marmo, affreschi recenti ma intensi. L’interno è dominato da un grande iconostasi dorato, scolpito finemente.

Angela: alle pareti ci sono scene bibliche, santi ortodossi, e figure di re romeni. È una chiesa di rappresentanza, quasi imperiale. Pare sia stata visitata anche dal re Carlo I, che aveva la sua residenza poco lontano, al Castello di Peleș, lo vedremo nel nostro ultimo giorno.

Piero: nel museo adiacente scopriamo una collezione splendida di libri antichi, croci intagliate, tessuti liturgici, e una Bibbia di Bucarest del 1688: il primo testo sacro stampato in romeno.

Angela: uscendo, camminiamo piano sotto i tigli. Il tempo qui sembra fermarsi. Ogni pietra ha una storia, ogni affresco una preghiera.

Piero: la sensazione è quella di aver toccato una Romania profonda, spirituale, che non si mostra a chi ha fretta.

Angela: si chiude così la nostra prima giornata in questa terra.

Piero: godiamoci la prima serata nella nostra casetta, con l’aria, i sapori e i profumi tipici della montagna.

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Transilvania: quattro giorni tra leggende e pietre vive

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