Bonaire: natura incontaminata e cuore sostenibile dei Caraibi

Angela: la notte scorre tranquilla a bordo, mentre la nave attraversa un tratto di mare blu intenso. Al mattino, davanti a noi, compare Bonaire, la seconda isola del nostro viaggio.

Piero: è la più tranquilla e autentica delle tre, un luogo dove la natura domina ancora tutto. Già da lontano si notano le coste frastagliate e le lagune turchesi che ospitano fenicotteri e tartarughe.

Angela: la storia di Bonaire comincia molto prima dell’arrivo degli europei. I primi abitanti sono gli indigeni arawak, che arrivano dal Sud America oltre un millennio fa. Lasciano pitture rupestri nelle grotte di Onima e Spelonk, ancora visibili oggi.

Piero: poi, nel 1499, arriva anche qui Alonso de Ojeda, lo stesso esploratore che raggiunge Aruba. Gli spagnoli ne prendono possesso, ma non trovano oro né risorse preziose, e così l’isola viene usata come luogo di pascolo e di raccolta del legname.

Angela: a metà del Seicento, passano gli olandesi, che la trasformano in una base commerciale e soprattutto in un centro di produzione del sale. È un’attività che segna profondamente l’isola: ancora oggi le grandi saline color rosa del sud sono una delle immagini più iconiche di Bonaire.

Piero: e con esse, purtroppo, la memoria della schiavitù. Gli schiavi africani lavorano nelle saline sotto un sole impietoso, dormendo in piccolissime casette in pietra che oggi si possono visitare, restaurate come testimonianza del passato.

Angela: oggi Bonaire è tutta un’altra storia. È un esempio straordinario di turismo sostenibile, con un’attenzione speciale alla protezione del mare. Già nel 1979 nasce il Bonaire National Marine Park, che tutela tutta la barriera corallina dell’isola: oltre 80 specie di coralli e più di 400 tipi di pesci tropicali.

Piero: la nostra giornata comincia a Kralendijk, la piccola capitale. Le case color pastello e l’atmosfera rilassata danno subito l’impressione di trovarsi in un villaggio dove il tempo scorre piano.

Angela: noleggiamo una jeep e ci dirigiamo verso sud, lungo la Pink Beach, dove il mare ha sfumature che vanno dal turchese al fucsia. Poi arriviamo alle saline di Pekelmeer, con migliaia di fenicotteri che camminano nell’acqua bassa.

Piero: i colori sono irreali: l’azzurro del cielo, il rosa del sale e il bianco abbagliante delle montagne di cristalli. Poco più avanti, le Slave Huts, le piccole casette dei lavoratori schiavi, ricordano la parte più dura della storia dell’isola.

Angela: nel pomeriggio ci fermiamo a Sorobon Beach, sulla Lac Bay, una laguna protetta perfetta per il windsurf. Qui il mare è basso e calmo, e l’acqua ha la temperatura di un bagno caldo.

Piero: chi ama lo snorkeling trova un paradiso: i coralli sono vicinissimi alla riva e i pesci nuotano tra le gambe dei bagnanti. Sembra di essere dentro un acquario naturale.

Angela: ma il vero gioiello è appena al largo: Klein Bonaire, una piccola isola disabitata raggiungibile in barca. È una riserva protetta, con sabbia bianca e fondali tra i più belli dei Caraibi.

Piero: verso sera torniamo a bordo, con la pelle dorata dal sole e gli occhi pieni di immagini che non si cancellano. Bonaire è un’isola che non cerca di stupire, ma lo fa comunque, con la sua semplicità e il suo rispetto per la natura.

Angela: è il cuore verde delle Antille olandesi, un luogo dove l’uomo e il mare convivono in armonia. E mentre la nave riparte lentamente verso Curaçao, ci viene spontaneo pensare che, in un mondo che corre, isole come questa insegnano ancora il valore della lentezza.

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