Salvatore Midili Salvatore Midili

Le isole ABC: tra storia, colori e mare dei Caraibi

Scopri la rotta della nostra crociera nei Caraibi alla volta delle isole ABC. Dall’imbarco con la nave al fascino del mare, ti portiamo attraverso un dialogo coinvolgente fra due voci che raccontano il contesto storico-culturale, le attese e l’emozione di approdare in tre gioielli caraibici unici.

Angela: dove si va questa volta?

Piero: niente van, questa volta si parte in nave! Stiamo per scoprire le isole ABC.

Angela: ti va di scherzare con l’alfabeto?

Piero: niente affatto! Ti sto parlando delle tre perle caraibiche che si trovano a pochi chilometri dalle coste del Venezuela: Aruba, Bonaire e Curaçao.

Angela: tre isole così vicine, ma così diverse. Hanno in comune il mare più blu dei Caraibi, le spiagge di sabbia bianca e un passato che racconta secoli di conquiste, scambi e culture mescolate.

Piero: fanno parte delle Antille Olandesi, ma ognuna ha un’anima propria. In questa crociera, avremo un giorno per ciascuna isola. Un tempo breve, ma sufficiente per innamorarsene.

Angela: e per raccontare la loro storia, che parte da lontano: dai nativi arawak, ai conquistadores spagnoli, fino agli olandesi, che hanno lasciato un segno profondo nella lingua, nell’architettura e nello stile di vita.

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Aruba: tra sabbia bianca, vento costante e sorrisi caraibici

Benvenuti su Aruba, l’isola più vivace delle tre, dove sabbia bianca, vento costante e case colorate si mescolano a un passato che parte dagli Arawak, passa per gli spagnoli e gli olandesi, e arriva al turismo moderno. Visitiamo Eagle Beach, Palm Beach, il Parco Arikok, le rocce di Ayo e i luoghi simbolo della “One Happy Island”.

Angela: quando la nave attracca al porto di Oranjestad, ci accoglie subito un’esplosione di colori: facciate rosa, giallo limone, azzurro pastello. Le case sembrano uscite da un quartiere olandese, ma immerse nella luce abbagliante dei Caraibi.

Piero: l’isola di Aruba è la più piccola delle tre sorelle, ma anche la più vivace e cosmopolita. È a soli 25 chilometri dalle coste del Venezuela, eppure fa parte del Regno dei Paesi Bassi. Una combinazione che si sente ovunque: nella lingua, nei sapori, nei volti.

Angela: la sua storia affonda le radici nei secoli. I primi abitanti sono i Caquetío, un ramo del popolo Arawak, che vive di pesca e agricoltura. Quando nel 1499 arriva l’esploratore spagnolo Alonso de Ojeda, l’isola entra nel dominio spagnolo. Ma non ha oro né piantagioni, e viene presto definita “Isla Inútil”.

Piero: nonostante questo giudizio ingeneroso, Aruba trova un suo destino. A metà del Seicento passano gli olandesi, che ne fanno una base strategica e un punto di sosta per le rotte mercantili. Nei secoli successivi la sua posizione geografica la rende preziosa: è vicina al Sud America ma politicamente stabile, un porto sicuro nel cuore dei Caraibi.

Angela: nel Novecento arriva la svolta. Gli americani costruiscono qui una raffineria di petrolio per lavorare il greggio venezuelano, e Oranjestad diventa un piccolo centro industriale. Ma dagli anni ’80 Aruba cambia ancora volto e punta tutto sul turismo. Oggi è una delle destinazioni più amate del mondo, con un clima perfetto e spiagge da sogno.

Piero: cominciamo la nostra giornata proprio da una di queste: Eagle Beach, una delle più belle spiagge dei Caraibi, con sabbia bianca impalpabile e mare turchese che sfuma in mille tonalità. Gli alberi di divi-divi, piegati dal vento costante, sono il simbolo dell’isola e sembrano indicare la direzione del sorriso.

Angela: il vento è una presenza costante. Qui soffia tutto l’anno, ma è dolce e fresco. È quello che rende Aruba perfetta per chi ama windsurf e kitesurf, ma anche per chi vuole solo passeggiare con i piedi nell’acqua senza sentire il caldo opprimente.

Piero: proseguiamo verso Palm Beach, il cuore più mondano dell’isola, dove si susseguono resort, ristoranti e piccoli bar sulla sabbia. È la zona perfetta per chi cerca un po’ di vita e musica caraibica, ma basta percorrere qualche chilometro per ritrovare la natura selvaggia del Parco Nazionale Arikok.

Angela: Arikok copre quasi un quinto dell’isola e custodisce un paesaggio inatteso: rocce vulcaniche, cactus giganti e antiche grotte con pitture rupestri arawak, come la Fontein Cave. Qui si capisce quanto Aruba sia diversa da molte altre isole caraibiche: più arida, più ruvida, ma anche più autentica.

Piero: all’interno del parco ci sono anche piscine naturali come la Conchi, incastonata tra le rocce laviche e raggiungibile solo in fuoristrada. L’acqua è limpida e calma, protetta dalle onde dell’oceano che si infrangono appena fuori. È uno di quei posti dove il tempo si ferma davvero.

Angela: e appena fuori dal parco, ci fermiamo alle formazioni rocciose di Ayo, un luogo magico che sembra uscito da un racconto geologico. Enormi massi di diorite, levigati dal vento e dal tempo, si innalzano nel deserto come sculture naturali. Alcuni pesano decine di tonnellate e si bilanciano in modo perfetto l’uno sull’altro, creando archi e passaggi misteriosi.

Piero: gli antichi Arawak consideravano questo sito un luogo sacro: sulle rocce restano ancora oggi incisioni e pittogrammi che testimoniano riti e cerimonie legati alla natura e al cielo. Camminare tra questi massi silenziosi, in mezzo ai cactus e alle lucertole che si scaldano al sole, regala una sensazione di pace profonda.

Angela: risaliamo poi verso nord fino alla California Lighthouse, costruita nel 1910. Da qui la vista abbraccia tutta l’isola: il mare infinito a ovest e le colline aride a est, con le pale eoliche che girano lentamente nel vento.

Piero: poco distante si trova la chiesetta di Alto Vista, costruita nel 1750, il primo luogo di culto cattolico dell’isola. È minuscola, dipinta di giallo, e circondata dal deserto di pietre e cactus: un simbolo di fede e resistenza che racconta la spiritualità semplice degli arubani.

Angela: il pomeriggio lo dedichiamo al mare ancora una volta, questa volta nella baia di Baby Beach, un’insenatura perfetta per lo snorkeling, con acque basse e tranquille che riflettono il cielo. I pesci nuotano a pochi centimetri dalla riva, e il tempo sembra sospeso.

Piero: Aruba è “One Happy Island”, come recita il suo motto ufficiale. Ma dietro quel sorriso c’è una storia fatta di mescolanze, di resilienza e di apertura al mondo.

Angela: mentre la nave riparte e le luci di Oranjestad si allontanano, l’isola resta impressa nella memoria come un abbraccio caldo e luminoso. Il vento continua a soffiare anche quando non lo senti più, come se volesse dire che qui la felicità è davvero nell’aria.

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Salvatore Midili Salvatore Midili

Bonaire: natura incontaminata e cuore sostenibile dei Caraibi

La tappa di Bonaire ci porta in un mondo tranquillo e autentico: natura selvaggia preservata, barriera corallina protetta dal 1979 e saline rosa con fenicotteri. Con dialogo e racconto esploriamo Kralendijk, Sorobon Beach, Klein Bonaire e il rispetto per l’ambiente che caratterizza questa isola delle Antille Olandesi.

Angela: la notte scorre tranquilla a bordo, mentre la nave attraversa un tratto di mare blu intenso. Al mattino, davanti a noi, compare Bonaire, la seconda isola del nostro viaggio.

Piero: è la più tranquilla e autentica delle tre, un luogo dove la natura domina ancora tutto. Già da lontano si notano le coste frastagliate e le lagune turchesi che ospitano fenicotteri e tartarughe.

Angela: la storia di Bonaire comincia molto prima dell’arrivo degli europei. I primi abitanti sono gli indigeni arawak, che arrivano dal Sud America oltre un millennio fa. Lasciano pitture rupestri nelle grotte di Onima e Spelonk, ancora visibili oggi.

Piero: poi, nel 1499, arriva anche qui Alonso de Ojeda, lo stesso esploratore che raggiunge Aruba. Gli spagnoli ne prendono possesso, ma non trovano oro né risorse preziose, e così l’isola viene usata come luogo di pascolo e di raccolta del legname.

Angela: a metà del Seicento, passano gli olandesi, che la trasformano in una base commerciale e soprattutto in un centro di produzione del sale. È un’attività che segna profondamente l’isola: ancora oggi le grandi saline color rosa del sud sono una delle immagini più iconiche di Bonaire.

Piero: e con esse, purtroppo, la memoria della schiavitù. Gli schiavi africani lavorano nelle saline sotto un sole impietoso, dormendo in piccolissime casette in pietra che oggi si possono visitare, restaurate come testimonianza del passato.

Angela: oggi Bonaire è tutta un’altra storia. È un esempio straordinario di turismo sostenibile, con un’attenzione speciale alla protezione del mare. Già nel 1979 nasce il Bonaire National Marine Park, che tutela tutta la barriera corallina dell’isola: oltre 80 specie di coralli e più di 400 tipi di pesci tropicali.

Piero: la nostra giornata comincia a Kralendijk, la piccola capitale. Le case color pastello e l’atmosfera rilassata danno subito l’impressione di trovarsi in un villaggio dove il tempo scorre piano.

Angela: noleggiamo una jeep e ci dirigiamo verso sud, lungo la Pink Beach, dove il mare ha sfumature che vanno dal turchese al fucsia. Poi arriviamo alle saline di Pekelmeer, con migliaia di fenicotteri che camminano nell’acqua bassa.

Piero: i colori sono irreali: l’azzurro del cielo, il rosa del sale e il bianco abbagliante delle montagne di cristalli. Poco più avanti, le Slave Huts, le piccole casette dei lavoratori schiavi, ricordano la parte più dura della storia dell’isola.

Angela: nel pomeriggio ci fermiamo a Sorobon Beach, sulla Lac Bay, una laguna protetta perfetta per il windsurf. Qui il mare è basso e calmo, e l’acqua ha la temperatura di un bagno caldo.

Piero: chi ama lo snorkeling trova un paradiso: i coralli sono vicinissimi alla riva e i pesci nuotano tra le gambe dei bagnanti. Sembra di essere dentro un acquario naturale.

Angela: ma il vero gioiello è appena al largo: Klein Bonaire, una piccola isola disabitata raggiungibile in barca. È una riserva protetta, con sabbia bianca e fondali tra i più belli dei Caraibi.

Piero: verso sera torniamo a bordo, con la pelle dorata dal sole e gli occhi pieni di immagini che non si cancellano. Bonaire è un’isola che non cerca di stupire, ma lo fa comunque, con la sua semplicità e il suo rispetto per la natura.

Angela: è il cuore verde delle Antille olandesi, un luogo dove l’uomo e il mare convivono in armonia. E mentre la nave riparte lentamente verso Curaçao, ci viene spontaneo pensare che, in un mondo che corre, isole come questa insegnano ancora il valore della lentezza.

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Salvatore Midili Salvatore Midili

Curaçao: colori, cultura e il fascino coloniale di Willemstad

Curaçao colpisce per la sua architettura olandese dai colori vivaci, la lingua creola papiamento e un passato di commerci e schiavitù che ancora lascia tracce. Dal quartiere di Willemstad al Christoffel Park, passando per la grotta Hato e le spiagge spettacolari: un’isola che unisce cultura, storia e mare.

Angela: il sole sorge quando la nave entra nel porto di Willemstad, la capitale di Curaçao. Le case color pastello che si riflettono sull’acqua sembrano uscite da una cartolina: rosa, giallo, azzurro, verde lime. È come se l’Olanda avesse messo il suo cuore architettonico ai tropici.

Piero: Curaçao è la più grande delle tre isole, lunga circa 60 chilometri. La sua storia è un mosaico di popoli e influenze, proprio come i colori delle sue facciate.

Angela: tutto comincia con gli indigeni arawak, che abitano qui per secoli prima dell’arrivo degli europei. Poi, nel 1499, gli spagnoli guidati da Ojeda e Amerigo Vespucci sbarcano anche su quest’isola e la inseriscono nel loro impero coloniale.

Piero: ma nel Seicento arrivano gli olandesi, che la conquistano e la trasformano in un importante centro commerciale dei Caraibi. Curaçao diventa la base della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, un punto strategico per i commerci e, purtroppo, anche per il traffico degli schiavi africani.

Angela: a testimoniare quel periodo restano oggi edifici imponenti come il Forte Amsterdam, costruito nel 1635, che oggi ospita il governatore, e il quartiere di Otrobanda, dove vivevano gli schiavi liberati.

Piero: nel corso dei secoli, l’isola diventa un crocevia di culture: africana, europea e sudamericana. Da questo incontro nasce il Papiamento, la lingua creola locale, un mix di olandese, spagnolo, portoghese e parole africane.

Angela: ma Curaçao non è solo storia. È anche arte, musica e colore. Willemstad è un piccolo gioiello urbano, riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Passeggiare sul Queen Emma Bridge, il ponte mobile che collega i quartieri di Punda e Otrobanda, è un’esperienza unica: si apre e si chiude per far passare le navi, come un grande sipario sul mare.

Piero: Punda è il cuore coloniale: vicoli pieni di negozi, piazze con mercati locali e palazzi olandesi dai colori vivaci. La Handelskade, la fila di case affacciate sul canale, è l’immagine più iconica dell’isola.

Angela: ci fermiamo al Floating Market, dove le barche provenienti dal Venezuela vendono frutta e pesce fresco direttamente dall’acqua. È un luogo dove si sente l’anima autentica dei Caraibi, fatta di profumi e sorrisi.

Piero: nel pomeriggio, lasciamo la città per esplorare la parte naturale dell’isola. Raggiungiamo il Parco Nazionale Christoffel, dove le colline si alzano fino a 375 metri e i cactus si alternano a baobab e orchidee selvatiche. Dalla cima del Monte Christoffel, la vista sull’isola è spettacolare.

Angela: sulla via del ritorno ci fermiamo alle grotte di Hato, ricche di stalattiti e antichi graffiti arawak. Poi, inevitabilmente, finiamo al mare: Playa Kenepa Grandi, una delle spiagge più famose, con acque di un azzurro quasi irreale.

Piero: Curaçao è anche sinonimo di creatività. Gli artisti locali decorano i muri con murales dai colori accesi, e persino le bottiglie del celebre liquore blu – il famoso Blue Curaçao – sembrano racchiudere il colore del mare.

Angela: la sera, quando le luci di Willemstad si riflettono sull’acqua, tutto diventa magico. La città sembra danzare, come se raccontasse la sua lunga storia con una melodia dolce e allegra. Scopri di più in questo video:

Piero: ogni isola ci ha mostrato un volto diverso dei Caraibi. Aruba con la sua energia e le spiagge infinite, Bonaire con la sua natura protetta e il silenzio del mare, Curaçao con la cultura, i colori e la sua anima vivace.

Angela: tre sorelle unite da un mare trasparente e da una storia comune, ma ognuna con una personalità ben distinta. Insieme formano il cuore delle Antille Olandesi, un arcipelago dove si incontrano Europa e America, natura e storia, passato e futuro.

Piero: viaggiare tra queste isole è come attraversare tre mondi diversi che si completano a vicenda.

Angela: e mentre la nave riprende la rotta verso nord, ci accorgiamo che quello che resta non è solo la bellezza del mare, ma la sensazione di aver toccato un luogo dove la vita scorre più lenta, dove il sorriso è spontaneo e dove ogni tramonto sembra un arrivederci.

Piero: il mare si chiude alle nostre spalle, ma le isole ABC restano dentro di noi, come tre punti luminosi in mezzo all’oceano, pronti a ricordarci che la felicità, a volte, è fatta solo di luce, vento e orizzonte.

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