Sighișoara, Biertan e le fortezze di Saschiz e Rupea

Angela: oggi la sveglia suona presto. Il sole filtra tra i rami e la nebbia mattutina avvolge i campi come un velo sottile. Il nostro van scalpita: direzione Sighișoara, la cittadella medievale più bella di tutta la Romania.

Piero: e anche la meglio conservata. Sighișoara non è solo una tappa turistica, è un tuffo nel Medioevo vero. Città fondata dai sassoni nel XII secolo, con il nome di Schäßburg, è oggi patrimonio dell’UNESCO. Qui il tempo ha dimenticato di scorrere.

Angela: parcheggiamo il van ai piedi della collina e saliamo a piedi lungo le stradine in pietra. Appena varcata la porta d’accesso, ci accoglie la Torre dell’Orologio, emblema della città. Alta 64 metri, con tetto multicolore e pinnacoli appuntiti: sembra una corona che si allunga verso il cielo.

Piero: saliamo fino in cima, piano dopo piano, attraversando il museo cittadino. In ogni sala, strumenti medievali, mappe, sigilli, vecchi registri. In cima, la vista sulla cittadella è mozzafiato: tetti rossi, torri, campanili, e intorno colline verdi punteggiate di boschi.

Angela: poco più in là c’è la casa natale di Vlad Țepeș, il vero Dracula. Qui nacque nel 1431, quando suo padre era a Sighișoara come comandante delle truppe valacche. Oggi è un ristorante, ma conserva ancora i muri originali e un’atmosfera sospesa. Anche un po’ inquietante. Nulla di che, ma funziona come attrazione turistica.

Piero: l’insegna in ferro battuto con il drago è un omaggio al soprannome del padre, Dracul, appartenente all’Ordine del Drago. Da lì, Dracula: il figlio del Drago. Un nome che avrebbe fatto fortuna secoli dopo...

Angela: lasciamo il cuore turistico della città e imbocchiamo la Scalinata Coperta: 176 gradini in legno, coperti da una tettoia buia e scricchiolante. Costruita nel XVII secolo per permettere ai bambini di raggiungere la scuola anche in inverno. Oggi è una delle esperienze più poetiche e misteriose di tutta la cittadella.

Piero: saliamo tra giochi di luce e ombra, e sbuchiamo in cima alla collina, davanti alla Chiesa sulla Collina e al vecchio cimitero sassone. I cipressi ondeggiano nel vento, le lapidi sono scolpite in tedesco gotico. Un luogo che parla piano, ma dice molto.

Angela: poi ridiscendiamo lentamente e cominciamo a perderci per la cittadella, senza una meta precisa. Ogni angolo è una scoperta: portoni in legno intagliato, finestre decorate, insegne in ferro battuto, balconcini fioriti.

Piero: ci fermiamo davanti al Municipio, un edificio massiccio, con elementi gotici e rinascimentali, che si affaccia sulla piazzetta centrale. Sembra uscito da un quadro di Bruegel, ma è reale.

Angela: ci sediamo in un ristorantino tipico, nascosto in un vicolo laterale. Travi di legno, tovaglie a quadretti, piatti di terracotta. Ordiniamo sarmale (involtini di cavolo ripieni), mămăligă e un bicchiere di vișinată, liquore alla ciliegia.

Piero: sapori forti, rustici, ma autentici.

Angela: cominciamo il nostro pomeriggio con la Chiesa Ortodossa della Santa Trinità che si trova appena fuori dalla cittadella, lungo la riva del fiume. Non è antica come le chiese sassoni, ma è una meraviglia di spiritualità e bellezza.

Piero: la cupola centrale è maestosa. Le pareti sono completamente affrescate, in uno stile bizantino che lascia senza parole. Colori accesi che restituiscono armonia e perfezione. Una vera meraviglia.

Angela: ultimo sguardo dal basso alla cittadella e riviviamo la bellezza di Sighișoara; fallo anche tu con questo video:

Piero: ci spostiamo ora a Biertan, un villaggio minuscolo con una chiesa fortificata patrimonio UNESCO. Imponente, costruita su una collinetta al centro del borgo; saliamo a piedi lungo il viale in pietra. Intorno, il silenzio della campagna, il canto degli uccelli, qualche gatto curioso. È come entrare in un mondo perduto. La chiesa è slanciata, semplice ma elegante. Dentro, un pulpito intagliato, l’altare maggiore in stile tardo gotico con 28 pannelli dipinti, e una luce morbida che entra dalle finestre alte.

Angela: ma la vera meraviglia è nella sagrestia, nella sua porta. Un vero capolavoro di ingegneria del Cinquecento: una serratura con 19 punti di chiusura sincronizzati. Quando si gira la chiave, si attivano meccanismi a scomparsa che chiudono contemporaneamente la porta in più direzioni.

Piero: una specie di cassaforte medievale. Talmente ingegnosa che nel 1900 la serratura fu esposta all’Esposizione Universale di Parigi come esempio di arte applicata alla sicurezza!

Angela: niente male per un villaggio circondato da vigneti. Anche questo dimostra quanto fosse ricco e organizzato il mondo sassone in Transilvania.

Piero: poi c’è anche quella storia della “stanza della riconciliazione”, te la ricordi?

Angela: certo! Se una coppia voleva divorziare, il parroco li chiudeva in una piccola stanza accanto alla chiesa per due settimane. Un solo letto, una sola sedia, un solo cucchiaio, un solo piatto. E dovevano cavarsela.

Piero: pare che in due secoli solo una coppia abbia davvero divorziato. Gli altri… uscivano o più innamorati o più rassegnati! Terapia intensiva medievale.

Angela: pensavamo di aver finito la giornata, ma il bello è che in Transilvania, dietro ogni curva, c’è sempre una rocca che ti aspetta.

Piero: così lasciamo Biertan con il sole ancora alto e puntiamo verso est. Prossima tappa: Saschiz, un villaggio meno noto, ma con una fortezza che domina le colline.

Angela: la vediamo da lontano: la cittadella contadina di Saschiz, costruita nel XIV secolo dai sassoni come rifugio in caso d’attacco. È stata restaurata, forse troppo, ma il fascino è intatto: le mura di pietra, le torri, il silenzio totale.

Piero: parcheggiamo il van in basso facciamo una bella camminata di venti minuti tra i boschi: attenzione a non farla dopo il tramonto, i segnali ci avvisano della presenza di orsi… In cima ci accoglie con il vento e la vista a 360 gradi. C’è qualcosa di selvaggio qui.

Angela: non ci sono cancelli, né biglietti, né souvenir. Immaginiamo i contadini che correvano qui con il bestiame per salvarsi dalle incursioni. È un luogo che parla sottovoce, ma ti rimane dentro.

Piero: scendiamo piano, ci rimettiamo in marcia e in meno di mezz’ora arriviamo alla maestosa fortezza di Rupea. Questa sì che si fa notare!

Angela: da lontano sembra una spirale di mura che si arrotola su una collina vulcanica. Un colosso. Le sue origini risalgono ai daci, ma la struttura attuale è medievale, ampliata nel tempo fino al XVIII secolo.

Piero: qui entriamo sul serio: c’è un biglietto, un percorso ben segnato tra torri, bastioni e cortili. È una delle fortezze meglio restaurate della Romania, e davvero ci si perde tra le terrazze panoramiche e le scale ripide.

Angela: dal punto più alto si vedono chilometri di colline, campi coltivati, villaggi sparsi. Un panorama di quelli che ti fanno respirare a fondo.

Piero: leggiamo che la fortezza era usata anche come rifugio dai protestanti perseguitati, e poi come deposito di grano, e persino… prigione. Quante vite in queste pietre!

Angela: il sole inizia a calare dietro i merli delle torri. È l’ora di rientrare. Ci aspettano ancora un paio d’ore di guida per tornare a Sinaia, ma con questi paesaggi non è mai noioso.

Piero: il van scivola tra colline dorate e foreste silenziose. Quando arriviamo a Sinaia è ormai buio.

Angela: giornata intensa, ma bellissima. Oggi abbiamo toccato il Medioevo con mano. E la Transilvania… ci ha conquistati un’altra volta.

Indietro
Indietro

Bran, Râșnov e la magnifica Brașov

Avanti
Avanti

I castelli di Sinaia e l’ultima ombra di Dracula