Transilvania: quattro giorni tra leggende e pietre vive
Tutto inizia con un'idea.
Piero: pronta per una nuova avventura indimenticabile?
Angela: come sempre! Mi incuriosisci parecchio però questa volta: perché indossi quei denti finti e quel mantello? Carnevale è ancora lontano…
Piero: perché questa volta andiamo in Transilvania!
Angela: caspita… con il nostro van, ovviamente. Pronti a rincorrere castelli, città medievali e qualche vampiro se capita.
Piero: vedrai che ti piacerà sicuramente questa regione mitica, con i Carpazi sullo sfondo e quelle città sassoni ferme nel tempo. E poi diciamocelo: guidare qui, in mezzo a foreste infinite e paesaggi da cartolina, è una meraviglia.
Angela: sì, a parte quando Google Maps ci manda su stradine dove anche i lupi mettono le quattro frecce. Ma va bene così: il nostro van non si tira mai indietro.
Piero: proprio così: è una terra fantastica a dispetto dello scetticismo che ogni tanto la circonda.
Angela: infatti, ricordo che, appena abbiamo detto "andiamo in Romania", tutti ci hanno chiesto la stessa cosa: "ma non è pericolosa?", oppure "andate a vedere Dracula?". Nessuno che parli della storia incredibile di questa terra.
Piero: e invece la Romania ha una stratificazione storica che pochissimi conoscono. Antica Dacia, conquistata dai Romani nel 106 d.C. sotto l’imperatore Traiano — te lo ricordi l’arco trionfale a Roma?
Angela: certo! La Colonna Traiana celebra proprio quella campagna. Da lì nasce il nome Romania, che viene da Romanus, cittadino romano.
Piero: e già qui si capisce che i romeni hanno radici latine, non slave, anche se poi ci sono state mille influenze. Dopo i romani, sono arrivati goti, unni, avari, slavi, magiari, ottomani, asburgici...
Angela: un mix continuo. Ma è ancora più affascinante la storia della Transilvania: una regione contesa, chiusa tra montagne e leggende, dove ogni pietra racconta qualcosa.
Piero: il nome stesso è poetico: Trans-silva, “oltre la foresta”. Un luogo remoto, isolato, misterioso, che nei secoli è stato abitato da daci, romani, ungheresi, sassoni e valacchi.
Angela: e proprio i sassoni hanno lasciato le tracce più visibili: le città medievali fortificate come Sibiu, Brașov, Sighișoara. Erano coloni tedeschi invitati nel XII secolo dal re d’Ungheria per difendere la frontiera orientale del suo regno.
Piero: per secoli la Transilvania è stata sotto la corona ungherese, poi sotto l’Impero Asburgico, poi autonoma, e solo nel 1918 è entrata a far parte della Romania, dopo la Prima Guerra Mondiale.
Angela: è un mosaico di culture. Ancora oggi, a Sibiu si parla tedesco, a Cluj si parla ungherese, in molti villaggi si conserva un’identità mista.
Piero: e poi c’è il paesaggio. La Transilvania è circondata dai Carpazi, piena di foreste, castelli, chiese fortificate. È una terra di confine, geograficamente e simbolicamente.
Angela: ecco perché non è solo la terra di Dracula. È molto di più: è la terra delle grandi migrazioni medievali, della resistenza contro i turchi, dei mercanti sassoni, degli artigiani, dei contadini ortodossi, dei villaggi sospesi nel tempo.
Piero: e di mille storie che aspettano solo di essere ascoltate. E noi... siamo venuti proprio per questo.
Angela: pronti allora: quattro giorni, un van e una regione che sembra uscita da un romanzo gotico. Si parte.
Bine ați venit în România!
Tutto inizia con un'idea.
Piero: atterriamo a Bucarest la mattina presto. Appena usciti dall’aeroporto ci accoglie quel vento balcanico che sa di Est, ma anche di primavera che ci da il benvenuto: visto che la lingua è simile all’italiano?
Angela: recuperiamo il van — pulito, lucido, pronto — e imbocchiamo subito la strada verso nord. Bucarest la saltiamo in questo viaggio, ne servirà uno dedicato. Ci aspetta Sinaia, un piccolo e delizioso villaggio, dove abbiamo prenotato la nostra base.
Piero: ci arriviamo nel pomeriggio, dopo aver attraversato distese collinari e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato agli anni '60. Cavalli che trainano carretti, donne con il fazzoletto in testa, casette color pastello.
Angela: Sinaia è piccola adorabile. Elegante e meta ideale per un turismo fatto di relax, camminate e aria buona. E dietro, la silhouette innevata dei Carpazi. C’è una pace che rilassa le ossa.
Piero: sistemiamo il van, facciamo due passi e già siamo immersi in un altro mondo.
Angela: visto che il nostro trasferimento è durato quasi due ore, oggi abbiamo a disposizione il tempo solo per una prima tappa qui.
Piero: esatto, ci aspetta il Monastero di Sinaia, fondato nel 1695 da Mihail Cantacuzino, un nobile valacco, dopo un pellegrinaggio al Monte Sinai. Da qui il nome della cittadina.
Angela: all’inizio era solo un piccolo insediamento monastico, ma è subito diventato importante: il primo monastero della Valacchia a essere costruito interamente in muratura. E soprattutto, diventa un faro spirituale lungo la strada che collegava il sud al cuore della Transilvania.
Piero: entriamo dalla porta monumentale. Davanti a noi si apre un cortile silenzioso, curato, con giardini e cipressi. Al centro c’è la Chiesa Antica, piccola, austera, con un portale di pietra scolpita. All’interno, affreschi delicati del Settecento, ancora leggibili, e un’icona della Madonna venerata da secoli.
Angela: dietro la chiesa c’è una minuscola cripta dove si dice che riposino alcuni membri della famiglia Cantacuzino. La sensazione è di essere in un luogo sacro, isolato dal tempo.
Piero: poi entriamo nella Chiesa Nuova, costruita nel 1846 in stile neobizantino. Un tripudio di ori, cupole a bulbo, colonne di marmo, affreschi recenti ma intensi. L’interno è dominato da un grande iconostasi dorato, scolpito finemente.
Angela: alle pareti ci sono scene bibliche, santi ortodossi, e figure di re romeni. È una chiesa di rappresentanza, quasi imperiale. Pare sia stata visitata anche dal re Carlo I, che aveva la sua residenza poco lontano, al Castello di Peleș, lo vedremo nel nostro ultimo giorno.
Piero: nel museo adiacente scopriamo una collezione splendida di libri antichi, croci intagliate, tessuti liturgici, e una Bibbia di Bucarest del 1688: il primo testo sacro stampato in romeno.
Angela: uscendo, camminiamo piano sotto i tigli. Il tempo qui sembra fermarsi. Ogni pietra ha una storia, ogni affresco una preghiera.
Piero: la sensazione è quella di aver toccato una Romania profonda, spirituale, che non si mostra a chi ha fretta.
Angela: si chiude così la nostra prima giornata in questa terra.
Piero: godiamoci la prima serata nella nostra casetta, con l’aria, i sapori e i profumi tipici della montagna.
Bran, Râșnov e la magnifica Brașov
Tutto inizia con un'idea.
Angela: oggi è il giorno del mistero! Si parte presto, il van ci guida lungo strade sempre più strette tra boschi e tornanti, e all’improvviso… eccolo lì.
Piero: il Castello di Bran! Appollaiato su una rocca, con torri aguzze e mura bianche che sembrano emergere dalla pietra viva. Non c’è nebbia, ma l’atmosfera gotica la senti lo stesso.
Angela: è lui, il castello che tutti associano a Dracula. Bram Stoker nel suo romanzo del 1897 lo immaginava tra le montagne della Transilvania, con il conte che dormiva in bare e succhiava sangue tra una risata demoniaca e l’altra.
Piero: in realtà, Stoker non è mai stato in Romania. Il suo Dracula è una creazione letteraria ispirata in parte alla figura storica di Vlad Țepeș, il principe valacco del XV secolo noto come l’Impalatore.
Angela: anche Vlad qui forse non c’è mai stato davvero, anche se il castello di Bran è l’unico che combacia, per posizione e aspetto, con la descrizione nel libro. Insomma: più mitologia che storia.
Piero: sicuro! Anche se Vlad Țepeș è realmente esistito.
Angela: e allora parliamone un attimo. Vlad III di Valacchia, detto Țepeș, cioè "l’Impalatore", è nato nel 1431 a Sighișoara, figlio di Vlad II Dracul, un membro dell’Ordine del Drago, da cui deriva il celebre titolo di “Dracula”, cioè "figlio del Drago".
Piero: è stato un principe spietato ma determinato, che ha combattuto con durezza contro i turchi ottomani per difendere la Valacchia. Ha imposto l’ordine con metodi brutali: l’impalamento era la sua firma. Le cronache parlano di interi boschi di cadaveri infilzati.
Angela: eppure, per il suo popolo, non era un mostro. Era un sovrano giusto, che puniva i corrotti, difendeva l’autonomia della Valacchia e non esitava a colpire i nobili traditori o i mercanti sleali.
Piero: come spesso accade, la storia e la leggenda si sono fusi. I racconti tedeschi dell’epoca, nemici commerciali dei romeni, lo descrivevano come sadico e assetato di sangue. E su quelle descrizioni Stoker ha creato il suo vampiro aristocratico e immortale.
Angela: ma Vlad non aveva i canini affilati. Aveva una mente politica tagliente, questo sì. E’ stato imprigionato anche a Visegrád dai re ungheresi, tornato poi al potere e, infine, morto in battaglia: la sua testa è stata mandata in dono al sultano a Istanbul.
Piero: un destino da tragedia greca più che da romanzo gotico.
Angela: ed è forse proprio questa miscela di violenza, mistero e patriottismo che lo ha reso immortale. Molto più del conte Dracula.
Angela: un mix di leggenda e realtà che però funziona. Saliamo a piedi per una breve stradina acciottolata, tra alberi e muretti in pietra. Il castello ci guarda dall’alto, con le sue torri inclinate e la facciata irregolare: sembra davvero sospeso tra storia e fantasia.
Piero: una volta dentro, ci muoviamo tra stanze raccolte, soffitti bassi, corridoi stretti, scale in legno e passaggi segreti. C’è qualcosa di disorientante in questo castello: ogni ambiente cambia direzione, altezza, luce.
Angela: al centro c’è un piccolo cortile interno, circondato da balconi in legno e da finestrelle dalle tende ricamate. Un pozzo al centro aggiunge mistero alla scena: si dice che lì sotto ci sia un tunnel sotterraneo, oggi murato; chissà dove portava.
Piero: insieme a Dracula, la parte più affascinante è legata a Maria di Edimburgo, la Regina Maria di Romania. E’ stata lei a ricevere il castello in dono nel 1920 dalla città di Brașov, come segno di riconoscenza per il suo ruolo nell’unificazione della Romania.
Angela: Maria se ne innamora subito e lo trasforma in una residenza estiva, riempiendolo di oggetti d’arte, tappeti orientali, mobili antichi, e soprattutto di anima. Qui si rifugiava nei momenti difficili, scriveva, riceveva ospiti e diplomatici.
Piero: era una figura incredibile: scrittrice, viaggiatrice, diplomatica informale e profondamente legata alla Romania. Aveva sangue britannico e russo, ma il cuore romeno. E quel cuore, dopo la sua morte, è stato effettivamente conservato per un periodo proprio qui a Bran, in una piccola cappella.
Angela: camminiamo tra le sue stanze con rispetto. Qui si sente la storia vera, molto più forte del folklore. Il castello racconta lei più di Dracula. Rivedi la nostra scoperta in questo video:
Piero: risaliamo sul van, che riparte tra i pini verso Râșnov, pochi chilometri più in là. Qui ci aspetta una vera cittadella medievale fortificata, costruita dai sassoni nel XIII secolo per difendersi dalle incursioni tartare.
Angela: la Cetatea Râșnovului domina la valle dall’alto di una collina. Parcheggiamo e, anziché salire a piedi lungo un sentiero nel bosco (cammineremo ancora tanto oggi), approfittiamo dell’ascensore panoramico. Un breve tratto nel bosco ed eccoci qua: l’ingresso è spettacolare: torri, mura possenti, legno e pietra.
Piero: all’interno c’erano case, una cappella, magazzini. Un vero villaggio autosufficiente dove gli abitanti si rifugiavano in caso di assedio. Ci sono ancora alcune case ricostruite con tetti in scandole e botteghe di artigiani. Purtroppo il cuore della fortezza non è accessibile per una ristrutturazione: doveva essere uno spettacolo!
Angela: e poi la vista… da lassù si vedono i Carpazi meridionali, le foreste scure, i tetti di Râșnov e, in fondo, Brașov che ci aspetta.
Piero: ed è proprio lì che andiamo per pranzo. Scegliamo un ristorante con i tavoli all’aperto proprio davanti alla Chiesa Nera, nella piazza principale. Una vista spettacolare e un piatto di ciorbă de burtă (zuppa di trippa) che ci rimette al mondo.
Angela: poi comincia la nostra passeggiata nel cuore della meravigliosa Brașov. Fondata dai cavalieri teutonici nel XIII secolo e poi colonizzata dai sassoni, è una città elegante, con un centro storico perfettamente conservato.
Piero: e proprio dalla Chiesa Nera iniziamo la nostra visita.
Angela: è la più grande chiesa gotica della Romania. Deve il suo nome all’incendio del 1689 che annerì le sue pareti. L’interno è severo e maestoso: volte altissime, vetrate colorate, e soprattutto una collezione unica di tappeti anatolici appesi alle pareti, dono dei mercanti turchi.
Piero: da qui ci spostiamo sulla piazza principale, la Piața Sfatului. E’ un vero gioiello: palazzi barocchi, fontane e soprattutto la Casa del Consiglio con la sua torre medievale e l’orologio in cima.
Angela: siamo in mezzo a una delle piazze più belle della Transilvania. Piazza Sfatului ha la forma di un rettangolo irregolare, con case dalle facciate colorate che sembrano uscite da un plastico. I tetti sono alti, rossi, con abbaini e comignoli storti. La Casa del Consiglio era il municipio medievale.
Piero: è stata costruita nel Quattrocento e qui si riuniva il consiglio dei sassoni tedeschi, che governavano la città. Oggi è un museo di storia locale. La piazza è perfettamente conservata. Le pietre a terra, i lampioni in ferro battuto, le insegne delle botteghe: tutto sembra rievocare un’epoca passata.
Angela: proseguiamo per una passeggiata verso Viale della Repubblica: negozi, shopping e anche qui splendidi palazzi colorati.
Piero: dalla parte opposta, raggiungiamo l’ingresso di Strada Sforii, la “Via della corda”: larga appena un metro e mezzo, è una delle strade più strette d’Europa.
Angela: è lunga una cinquantina di metri e serviva come passaggio per i pompieri, nel Seicento; oggi è una piccola attrazione: tutti vogliono passarci in fila indiana.
Piero: affascinante attraversarla e osservare le tante scritte sui muri alti e lisci, come in un diario collettivo lasciato dai passanti.
Angela: passeggiando per le stradine limitrofe, ci ritroviamo davanti ad un portone con la stella di David scolpita nella pietra.
Piero: è la sinagoga neologa di Brașov, costruita alla fine dell’Ottocento, in stile moresco. L’ingresso è un po’ nascosto, ma basta varcare il cancello per ritrovarsi in un cortile silenzioso.
Angela: sembra un palazzo di Sarajevo o di Budapest, non una sinagoga di montagna.
Piero: infatti lo stile è austro-ungarico, come molte sinagoghe neologhe dell’epoca. Il movimento neologo cercava di modernizzare il culto e favorire l’integrazione degli ebrei nella società dell’Impero. Qui la comunità ebraica contava più di quattrocentomila persone: dopo la seconda guerra mondiale e l’emigrazione successiva, sono rimasti in pochi. Apre solo il sabato. Abbiamo solo il tempo di una foto.
Angela: a questo punto saliamo verso il Bastione dei Tessitori, una delle torri difensive della città. Brașov era completamente cinta da mura, e questo bastione conserva ancora le travi originali e la struttura medievale.
Piero: facciamo un giro sulle mura, costeggiamo il Bastione dei Fabbri e passiamo per il Poarta Ecaterinei, l’unica porta cittadina superstite in stile rinascimentale, con le sue quattro torrette che indicavano il diritto della città di eseguire condanne a morte.
Angela: ultima tappa adesso è la Torre Bianca.
Piero: costruita nel Quattrocento, serviva per sorvegliare le mura e difendere il lato nord della città. Da qui si controllava ogni movimento.
Angela: certo a fine giornata, fare questa scalinata breve ma ripida non è il massimo per le mie gambe, ma il panorama vale lo sforzo: è un punto panoramico perfetto per godersi i colori di Brașov che si avvicina al tramonto.
Piero: Brașov è una città vivace ma non caotica; storica, ma ancora viva. Perfettamente a misura d’uomo. Scoprila passeggiando con noi in questo video:
Angela: torniamo al nostro van e rientriamo a Sinaia. Oggi è stata una giornata densa, ma di quelle che ti riempiono la testa e il cuore.
Piero: Dracula, fortezze, gotico, e una città che ci ha sorpreso. La Transilvania ha ancora molto da dire.
Sighișoara, Biertan e le fortezze di Saschiz e Rupea
Tutto inizia con un'idea.
Angela: oggi la sveglia suona presto. Il sole filtra tra i rami e la nebbia mattutina avvolge i campi come un velo sottile. Il nostro van scalpita: direzione Sighișoara, la cittadella medievale più bella di tutta la Romania.
Piero: e anche la meglio conservata. Sighișoara non è solo una tappa turistica, è un tuffo nel Medioevo vero. Città fondata dai sassoni nel XII secolo, con il nome di Schäßburg, è oggi patrimonio dell’UNESCO. Qui il tempo ha dimenticato di scorrere.
Angela: parcheggiamo il van ai piedi della collina e saliamo a piedi lungo le stradine in pietra. Appena varcata la porta d’accesso, ci accoglie la Torre dell’Orologio, emblema della città. Alta 64 metri, con tetto multicolore e pinnacoli appuntiti: sembra una corona che si allunga verso il cielo.
Piero: saliamo fino in cima, piano dopo piano, attraversando il museo cittadino. In ogni sala, strumenti medievali, mappe, sigilli, vecchi registri. In cima, la vista sulla cittadella è mozzafiato: tetti rossi, torri, campanili, e intorno colline verdi punteggiate di boschi.
Angela: poco più in là c’è la casa natale di Vlad Țepeș, il vero Dracula. Qui nacque nel 1431, quando suo padre era a Sighișoara come comandante delle truppe valacche. Oggi è un ristorante, ma conserva ancora i muri originali e un’atmosfera sospesa. Anche un po’ inquietante. Nulla di che, ma funziona come attrazione turistica.
Piero: l’insegna in ferro battuto con il drago è un omaggio al soprannome del padre, Dracul, appartenente all’Ordine del Drago. Da lì, Dracula: il figlio del Drago. Un nome che avrebbe fatto fortuna secoli dopo...
Angela: lasciamo il cuore turistico della città e imbocchiamo la Scalinata Coperta: 176 gradini in legno, coperti da una tettoia buia e scricchiolante. Costruita nel XVII secolo per permettere ai bambini di raggiungere la scuola anche in inverno. Oggi è una delle esperienze più poetiche e misteriose di tutta la cittadella.
Piero: saliamo tra giochi di luce e ombra, e sbuchiamo in cima alla collina, davanti alla Chiesa sulla Collina e al vecchio cimitero sassone. I cipressi ondeggiano nel vento, le lapidi sono scolpite in tedesco gotico. Un luogo che parla piano, ma dice molto.
Angela: poi ridiscendiamo lentamente e cominciamo a perderci per la cittadella, senza una meta precisa. Ogni angolo è una scoperta: portoni in legno intagliato, finestre decorate, insegne in ferro battuto, balconcini fioriti.
Piero: ci fermiamo davanti al Municipio, un edificio massiccio, con elementi gotici e rinascimentali, che si affaccia sulla piazzetta centrale. Sembra uscito da un quadro di Bruegel, ma è reale.
Angela: ci sediamo in un ristorantino tipico, nascosto in un vicolo laterale. Travi di legno, tovaglie a quadretti, piatti di terracotta. Ordiniamo sarmale (involtini di cavolo ripieni), mămăligă e un bicchiere di vișinată, liquore alla ciliegia.
Piero: sapori forti, rustici, ma autentici.
Angela: cominciamo il nostro pomeriggio con la Chiesa Ortodossa della Santa Trinità che si trova appena fuori dalla cittadella, lungo la riva del fiume. Non è antica come le chiese sassoni, ma è una meraviglia di spiritualità e bellezza.
Piero: la cupola centrale è maestosa. Le pareti sono completamente affrescate, in uno stile bizantino che lascia senza parole. Colori accesi che restituiscono armonia e perfezione. Una vera meraviglia.
Angela: ultimo sguardo dal basso alla cittadella e riviviamo la bellezza di Sighișoara; fallo anche tu con questo video:
Piero: ci spostiamo ora a Biertan, un villaggio minuscolo con una chiesa fortificata patrimonio UNESCO. Imponente, costruita su una collinetta al centro del borgo;
saliamo a piedi lungo il viale in pietra. Intorno, il silenzio della campagna, il canto degli uccelli, qualche gatto curioso. È come entrare in un mondo perduto. La chiesa è slanciata, semplice ma elegante. Dentro, un pulpito intagliato, l’altare maggiore in stile tardo gotico con 28 pannelli dipinti, e una luce morbida che entra dalle finestre alte.
Angela: ma la vera meraviglia è nella sagrestia, nella sua porta. Un vero capolavoro di ingegneria del Cinquecento: una serratura con 19 punti di chiusura sincronizzati. Quando si gira la chiave, si attivano meccanismi a scomparsa che chiudono contemporaneamente la porta in più direzioni.
Piero: una specie di cassaforte medievale. Talmente ingegnosa che nel 1900 la serratura fu esposta all’Esposizione Universale di Parigi come esempio di arte applicata alla sicurezza!
Angela: niente male per un villaggio circondato da vigneti. Anche questo dimostra quanto fosse ricco e organizzato il mondo sassone in Transilvania.
Piero: poi c’è anche quella storia della “stanza della riconciliazione”, te la ricordi?
Angela: certo! Se una coppia voleva divorziare, il parroco li chiudeva in una piccola stanza accanto alla chiesa per due settimane. Un solo letto, una sola sedia, un solo cucchiaio, un solo piatto. E dovevano cavarsela.
Piero: pare che in due secoli solo una coppia abbia davvero divorziato. Gli altri… uscivano o più innamorati o più rassegnati! Terapia intensiva medievale.
Angela: pensavamo di aver finito la giornata, ma il bello è che in Transilvania, dietro ogni curva, c’è sempre una rocca che ti aspetta.
Piero: così lasciamo Biertan con il sole ancora alto e puntiamo verso est. Prossima tappa: Saschiz, un villaggio meno noto, ma con una fortezza che domina le colline.
Angela: la vediamo da lontano: la cittadella contadina di Saschiz, costruita nel XIV secolo dai sassoni come rifugio in caso d’attacco. È stata restaurata, forse troppo, ma il fascino è intatto: le mura di pietra, le torri, il silenzio totale.
Piero: parcheggiamo il van in basso facciamo una bella camminata di venti minuti tra i boschi: attenzione a non farla dopo il tramonto, i segnali ci avvisano della presenza di orsi…
In cima ci accoglie con il vento e la vista a 360 gradi. C’è qualcosa di selvaggio qui.
Angela: non ci sono cancelli, né biglietti, né souvenir. Immaginiamo i contadini che correvano qui con il bestiame per salvarsi dalle incursioni. È un luogo che parla sottovoce, ma ti rimane dentro.
Piero: scendiamo piano, ci rimettiamo in marcia e in meno di mezz’ora arriviamo alla maestosa fortezza di Rupea. Questa sì che si fa notare!
Angela: da lontano sembra una spirale di mura che si arrotola su una collina vulcanica. Un colosso. Le sue origini risalgono ai daci, ma la struttura attuale è medievale, ampliata nel tempo fino al XVIII secolo.
Piero: qui entriamo sul serio: c’è un biglietto, un percorso ben segnato tra torri, bastioni e cortili. È una delle fortezze meglio restaurate della Romania, e davvero ci si perde tra le terrazze panoramiche e le scale ripide.
Angela: dal punto più alto si vedono chilometri di colline, campi coltivati, villaggi sparsi. Un panorama di quelli che ti fanno respirare a fondo.
Piero: leggiamo che la fortezza fu usata anche come rifugio dai protestanti perseguitati, e poi come deposito di grano, e persino… prigione. Quante vite in queste pietre!
Angela: il sole inizia a calare dietro i merli delle torri. È l’ora di rientrare. Ci aspettano ancora un paio d’ore di guida per tornare a Sinaia, ma con questi paesaggi non è mai noioso.
Piero: il van scivola tra colline dorate e foreste silenziose. Quando arriviamo a Sinaia è ormai buio.
Angela: giornata intensa, ma bellissima. Oggi abbiamo toccato il Medioevo con mano. E la Transilvania… ci ha conquistati un’altra volta.