Creta: un’isola che non finisce mai
Creta è un’isola che non finisce mai. È un continente in miniatura, dove il mito e la storia si intrecciano in ogni pietra, in ogni grotta, in ogni affresco. È qui che nasce Zeus, dove il labirinto non è solo leggenda ma architettura viva, dove Minosse, il Minotauro, Dedalo e Icaro sembrano ancora presenti, scolpiti nella memoria della terra.
Abbiamo scelto di esplorarla sapendo che una sola settimana non può bastare. Ma anche una breve sosta può lasciare un segno profondo. Creta è la culla della civiltà minoica, la prima vera cultura europea, raffinata, complessa, misteriosa. È un’isola che ha vissuto tutto: Minoici, Micenei, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Veneziani, Ottomani… e ognuno ha lasciato un segno, un colore, un suono. Camminare a Creta significa attraversare secoli di storia in pochi passi, leggere i miti con gli occhi e ascoltare le pietre che parlano.
In questo racconto proviamo a farvi sentire tutto questo. Con le parole e con le immagini. Perché Creta non si spiega: si vive. E si ascolta.
Piero: allora… ci siamo. Valigia chiusa?
Angela: chiusa, strapiena, come sempre. Ma dimmi una cosa: dove andiamo stavolta?
Piero: te lo dico con tre parole: mito, mare, millenni di storia.
Angela: ho capito che torniamo nella tua amata Grecia, ma puoi essere più preciso?
Piero: ti do altri indizi determinanti: il labirinto, Minosse e il Minotauro…
Angela: fermati qua! Ho capito: andiamo a Creta!
Piero: proprio così: Creta, l’isola dove è nato Zeus, dove un re ha costruito un labirinto per nascondere un mostro. Dove i tori volano, gli affreschi parlano e le rovine non sono silenziose.
Angela: sono preoccupata: quanti chilometri mi vuoi far fare questa volta? Lo sai che è lunga più di 250 km? E che per andare da un’estremità all’altra ci vogliono cinque ore d’auto?
Piero: lo so bene, tranquilla. E so anche che una settimana non basterà nemmeno per grattare la superficie. Creta è un continente travestito da isola. È storia stratificata, natura potente, cultura viva. Ogni angolo meriterebbe una sosta lunga. Ogni rovina, una guida. Ogni spiaggia, almeno un tramonto.
Angela: insomma, stai dicendo che ci siamo fatti un regalo bellissimo… ma incompleto.
Piero: in parte sì: significa che a Creta ci dovremo tornare ancora. Noi, per adesso, ci concentreremo su una parte dell’isola. Visiteremo palazzi minoici e antiche città romane, cammineremo tra affreschi, colonne, vasi, ulivi e mari blu. Faremo un viaggio nel tempo, e anche un pò dentro di noi.
Angela: e lo racconteremo passo dopo passo, con le parole e con le immagini. Perché non si può spiegare Creta: si può solo provare a farla sentire.
Una storia lunga millenni
Piero: prima ancora di atterrare, come al solito, mi sono immerso nei libri. E sai che c’è? Più studi Creta, più ti perdi.
Angela: non mi sorprende. È un’isola che ha visto tutto: l’alba della cultura e della civiltà europee, i grandi imperi, i miti che ancora oggi plasmano la nostra immaginazione.
Piero: pensa che tutto comincia nel Neolitico, oltre ottomila anni fa. Qui si viveva già in villaggi fatti di pietra grezza, si coltivava la terra, si producevano vasi con motivi geometrici. E intorno al 3000 a.C., arriva il salto: nasce la civiltà minoica.
Angela: la prima civiltà avanzata d’Europa. E la più enigmatica.
Piero: niente mura, niente armi monumentali, solo bellezza. Meravigliose architetture complesse, arte raffinata e una religione centrata sulla natura e tutta al femminile. Il cuore pulsante erano i palazzi: Cnosso, Festo, Malia, Zakros… più che palazzi, erano vere e proprie città-labirinto.
Angela: ed è proprio da qui che nasce il mito del labirinto. Sai da dove viene quella parola?
Piero: dalla parola “labrys”, l’ascia bipenne, simbolo sacro minoico. Era usata nei rituali, scolpita sulle pareti e rappresentata ovunque nei palazzi. Il “labyrinthos” era, in origine, il palazzo dove si custodiva il sacro. Poi il termine è diventato sinonimo di luogo intricato, inestricabile. Ed è così che il mito si intreccia con l’architettura: corridoi, scalinate, stanze sovrapposte…
Angela: il labirinto per eccellenza è quello dove Minosse rinchiude il Minotauro, il mostro metà uomo e metà toro. Lo costruisce Dedalo, architetto geniale, che poi viene rinchiuso a sua volta e fugge con suo figlio Icaro, volando con ali di cera. Ma Icaro si avvicina troppo al sole…
Piero: e precipita nel mare. Tutto questo nasce da qui. Ma non solo. Anche Zeus nasce a Creta, secondo il mito. Viene partorito in una grotta del monte Dikti, dove Rea si rifugia per proteggerlo da Crono, il padre divoratore di figli.
Angela: i Cureti, armati di scudi e spade, battono i metalli per coprire il pianto del neonato e ingannare Crono. E da quella grotta, il futuro re dell’Olimpo sale al cielo.
Piero: insomma, Creta non è solo storia. È mitologia pura. È il luogo dove la linea tra reale e leggendario si dissolve. Ma non è finita: dopo i Minoici arrivano i Micenei, che importano la Lineare B, la scrittura che finalmente riusciamo a leggere, a differenza della precedente Lineare A. I palazzi vengono incendiati, alcuni ricostruiti, poi abbandonati. È la fine di un’epoca.
Angela: non è certo che le cose siano andate così: un’altra teoria sostiene che la civiltà minoica sia stata distrutta da una violenta eruzione vulcanica nella vicina Santorini e dal conseguente maremoto. In ogni caso, è l’inizio di una nuova era. I Dori, poi i Greci. Dopo Cnosso e Festo, Gortyna diventa città potente e i romani la scelgono come capitale dell’isola. E anche qui, storie e pietre si intrecciano: qui viene inciso il primo grande codice di leggi d’Europa: il Codice di Gortyna appunto.
Piero: poi i Bizantini che costruiscono chiese e monasteri. Gli Arabi arrivano nell’800 e trasformano Heraklion in un emporio fiorente. I Veneziani, nel XIII secolo, rafforzano i porti, erigono castelli, disegnano città eleganti. E nel 1600 arrivano gli Ottomani e con loro moschee, mercati coperti e minareti. Ogni dominazione aggiunge un livello a questo già ricco palinsesto.
Angela: e ancora nel Novecento Creta vive guerre, ribellioni, rivoluzioni. Solo nel 1913 si unisce definitivamente alla Grecia. Ma il suo spirito è rimasto libero. Ma anche testardo e creativo.
Piero: e stratificato soprattutto. Camminare a Creta vuol dire attraversare duemila anni in duecento metri. Vuol dire leggere affreschi e graffiti, ascoltare silenzi e voci. Un’isola dove le pietre non stanno ferme: ti parlano.
Angela: e noi siamo qui per ascoltarle tutte. O almeno provarci.
Il Palazzo di Cnosso – Tra mito e realtà
Il Palazzo di Cnosso è molto più di un sito archeologico: è il cuore simbolico della civiltà minoica e il crocevia dove mito e realtà si intrecciano. Un labirinto di stanze, affreschi e misteri, costruito non solo per stupire ma per raccontare un mondo raffinato e complesso. Qui si cammina tra storie millenarie e leggende immortali: Minosse, il Minotauro, Arianna, Dedalo. E mentre si osservano colonne rovesciate, troni in alabastro, colori accesi e affreschi in movimento, si comprende che Cnosso era più di un palazzo: era un mondo. Un microcosmo urbano, politico e sacro, progettato con una visione architettonica sorprendentemente moderna. Visitare Cnosso è entrare nel tempo, ma senza mai uscire dal mito.
Piero: non possiamo non cominciare la nostra visita con se non con il Palazzo di Cnosso. Siamo davanti al sito archeologico più famoso di tutta Creta. E, probabilmente, il più evocativo del Mediterraneo orientale.
Angela: appena entri, capisci che non è un palazzo qualunque. È un organismo vivo, un dedalo di corridoi, scale, colonne, stanze, magazzini, affreschi. Un luogo che ancora oggi, nonostante i secoli, riesce a disorientare. E a incantare.
Piero: sai che secondo la leggenda a governare questo palazzo fu il re Minosse?
Angela: certo! Il figlio di Zeus, diventato re di Creta e custode di leggi e ordine. Un re temuto, ma anche un giudice saggio e potente. La sua figura è il filo che unisce mito e realtà qui a Cnosso.
Piero: scopriamo il Palazzo nel 1878, grazie a Minos Kalokairinos, un archeologo cretese. Ma è l’inglese Arthur Evans, nel 1900, a dare inizio a un lungo scavo e a “restituire” al mondo la magnificenza di questo complesso.
Angela: e anche a molte polemiche. Perché Evans non si limita a scavare: ricostruisce, forse anche troppo. Usa cemento, colora pareti, reinventa parti mancanti secondo la sua visione. Quello che vediamo oggi è, in parte, una ricostruzione idealizzata.
Piero: e questo, a mio modestissimo avviso, toglie un po' di fascino a questo luogo: toglie spazio all’immaginazione che è sempre una parte per noi importante quando visitiamo un sito archeologico. Il palazzo copriva un’area di oltre 14.000 metri quadrati. Più di mille ambienti distribuiti su più livelli, collegati da scale e cortili. Non era solo residenza reale: era centro politico, religioso, amministrativo.
Angela: ci sono i magazzini del grano e dell’olio, le stanze cerimoniali, le officine, i pozzi di luce. E poi… gli affreschi. Dappertutto. Il più celebre è quello del “Salto del toro”: un giovane che afferra le corna e vola sopra l’animale in una figura elegante, quasi danzante.
Piero: e poi il Principe dei Gigli, con il suo passo fiero. La Processione, con le tuniche fluenti. Le donne con il busto scoperto e gli occhi truccati. È un mondo colorato, dinamico, raffinato. Non sembra antico: sembra ancora in movimento.
Angela: e il colore non è solo sulle pareti. Guarda le colonne: rosse e nere, snelle, rovesciate rispetto a quelle greche. Più larghe in alto, più strette alla base. Un’innovazione minoica unica.
Piero: uno degli ambienti più celebri è la Sala del Trono. Qui troviamo il trono in alabastro, seduto contro la parete, affiancato da panche di pietra. Sulle pareti, affreschi con grifoni, creature mitologiche dal corpo di leone e la testa d’aquila. Anche questa troppo ricostruita. Se volete visitarla, preparatevi a lunghe code sotto il sole.
Angela: non sappiamo se quel trono fosse davvero per un re. Forse per un alto sacerdote. O, chissà, per una regina. Molti indizi ci parlano di una società in cui le figure femminili avevano ruoli centrali, anche religiosi.
Piero: camminando qui, è impossibile non pensare al mito. Al re Minosse, al Minotauro, al filo di Arianna, al labirinto costruito da Dedalo. Forse la realtà era diversa, ma questi racconti sono nati qui. Cnosso li ha ispirati. E ancora oggi li alimenta.
Angela: anche perché, mitologia a parte, l’impatto è reale. Ti muovi tra stanze antichissime, eppure così moderne nella concezione. C'è ventilazione naturale, canali di scolo, pozzi di luce. I Minoici non solo costruivano: progettavano.
Piero: e poi, la posizione. Cnosso non è sul mare, ma in un’area fertile, vicino al fiume Kairatos. Un luogo strategico per controllare la valle, ma anche per restare isolati dal rischio di attacchi via mare.
Angela: alla fine del percorso, ti resta una certezza: Cnosso non era solo un palazzo. Era un mondo. Un microcosmo simbolico, spirituale, urbano, amministrativo. Il cuore di una civiltà che ha lasciato un segno eterno.
Piero: e ogni volta che ne varchi le soglie, è come se ti trovassi a metà strada tra il tempo e il mito. Cnosso è il luogo dove il passato si ostina a rimanere presente.
Angela: un suggerimento: andate a visitarlo presto al mattino, sia perché fa molto caldo sia perché è sempre molto affollato. Ricordatevi che è il sito archeologico più famoso di Creta: è molto frequente trovare enormi comitive sbarcate dalle navi da crociera…
Piero: conviene sempre fare il biglietto on line per evitare le lunghe code e, anche se costa, meglio farsi accompagnare da una guida locale (si trovano anche all’ingresso).