Salvatore Midili Salvatore Midili

Agios Nikolaos – Tra mito e luce dorata

Agios Nikolaos, o San Nicolò, ci accoglie nel momento più bello del giorno: quando la luce dorata del tramonto avvolge la laguna di Voulismeni e colora tutto di rame e silenzio. È una cittadina elegante e rilassata, con un lungomare che invita alla lentezza e alla contemplazione. Il cuore pulsante è proprio la laguna, profonda e misteriosa, legata ai miti di Atena e Artemide. Passeggiando, si incontrano sculture evocative che richiamano i racconti della mitologia cretese: la cornucopia di Amaltea, simbolo di abbondanza, e la figura di Europa, rapita da Zeus trasformato in toro.

All’orizzonte, l’isola di Spinalonga appare come una presenza discreta ma intensa: un luogo di dolore e dignità, che conserva il ricordo dell’ultima colonia di lebbrosi d’Europa. Intorno, boutique raffinate, spiaggette urbane, vicoli curati e il profumo di mare danno ad Agios Nikolaos un’atmosfera da cartolina vissuta. E quando la sera scende sulla laguna e le luci si riflettono come lanterne tremolanti sull’acqua, si comprende il vero fascino di questo luogo: un’eleganza sottile, senza sforzo, che conquista chi sa guardare.

Angela: da una città ad un’altra. Arriviamo a San Nicolò nel tardo pomeriggio, proprio quando il sole comincia a scendere dietro le colline. L’aria si fa morbida, e la luce inizia a tingere tutto di oro e rame. È il momento perfetto per una passeggiata.

Piero: il lungomare di Agios Nikolaos è elegante ma rilassato. Pochi rumori, qualche risata, il profumo del mare, e i passi lenti sul marciapiede accanto all’acqua. Da qui si apre la vista sulla laguna di Voulismeni, uno specchio d’acqua che sembra scolpito nel cuore della città.

Angela: la laguna è una vera sorpresa. Secondo il mito, Atena e Artemide vi si sarebbero immerse per bagnarsi. È profonda, misteriosa, con i suoi bordi ripidi e scuri, e i tavolini dei bar che sembrano galleggiare sull’acqua. I gabbiani girano in cerchio, i riflessi diventano rosa.

Piero: lungo la passeggiata, due sculture moderne in bronzo attirano la nostra attenzione. La prima rappresenta un corno; non straordinaria da un punto di vista artistico ma molto profonda nel significato.

Angela: secondo il mito della nascita di Zeus, il padre degli dei, nascosto in una grotta, veniva nutrito da una capra di nome Amaltea. Un giorno, mentre il giovane Zeus giocava con Amaltea, accidentalmente le rompe un corno: per ricompensarla e come segno di gratitudine, Zeus benedice il corno rotto in modo che chi ne fosse venuto in possesso vi avrebbe trovato tutto ciò che desiderava.

Piero: nasce così il mito del corno di Amaltea o Cornucopia, un eterno simbolo di abbondanza. La scultura raffigura proprio il Corno di Amalthea ed è stata disegnata e creata da Nikos e Pantelis Sotiriadis nel 2000.

Angela: l’altra è una figura femminile, stilizzata ma potente, con le braccia rivolte verso l’alto e lo sguardo fiero rivolto verso l’orizzonte.

Piero: anche questa statua si ricollega al mito di Zeus a Creta: il padre degli dei, infatti, si era innamorato di una bella principessa di nome Europa e avvicina l’amata nelle fattezze di un toro bianco, mentre ella giocava con le sue ancelle. La fanciulla, affascinata dalla bellezza dell’animale vigoroso ancorché dall’aspetto mansueto, inizia ad accarezzarlo e a giocare con lui e cerca di cavalcarlo; il toro-Zeus a quel punto si spinge in acqua e la rapisce, trasportando l’amata in lacrime a Creta.

Angela: la scultura è stata disegnata dal regista cretese Nikos Koundouros e realizzata anch’essa da Nikos e Pantelis Sotiriadis.

Piero: sullo sfondo, all’orizzonte, intravediamo un’isola: è Spinalonga, e subito il pensiero corre alla sua storia. Un piccolo lembo di terra, fortificato dai veneziani, ma noto soprattutto perché fu l’ultima colonia di lebbrosi d’Europa, attiva fino al 1957.

Angela: è un luogo che non abbiamo visitato, ma che aleggia su tutta questa zona come un ricordo profondo. Una piccola isola di dolore e di dignità, che oggi viene raccontata in libri, documentari e romanzi. È silenziosa, ma presente.

Piero: intanto la luce cambia ancora. La laguna riflette il cielo come uno specchio liquido, e i locali lungo l’acqua si accendono di luci calde. Ci sediamo per un aperitivo a base di ouzo ovviamente.

Angela: e da quella terrazza che si affaccia sull’acqua, ci rendiamo conto di quanto Agios Nikolaos sia speciale. C’è un’eleganza naturale in questa cittadina: nei vicoli puliti, nelle boutique raffinate, nelle gallerie d’arte che si nascondono tra le stradine del centro.

Piero: e poi ci sono le piccole spiagge cittadine, con le loro insenature chiare e riparate, dove l’acqua è trasparente come cristallo e le barche scivolano silenziose tra le boe. Luoghi perfetti per un tuffo improvvisato o una sosta sotto il sole.

Angela: la laguna, in particolare, ha qualcosa di magico. Di sera si trasforma: le rocce diventano scure, le luci dei ristoranti si riflettono come lanterne tremolanti, e il cerchio d’acqua sembra chiudersi come un occhio che sogna. È il cuore segreto di questa città.

Piero: Agios Nikolaos non ha bisogno di stupire: ti conquista piano, con discrezione. E mentre il giorno si spegne sulla laguna, ci sentiamo davvero nel posto giusto, al momento giusto.

Angela: tanti bei ristoranti che ti invogliano a magiare un piatto di pesce in riva al mare e le bellissime e colorate vie dello shopping: il tutto rende San Nicolò una bellissima cartolina di una Creta diversa, anche nei prezzi qui, ahimè…

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Le spiagge di Creta, tra memoria e sogno

Creta ci ha accompagnati ovunque con il suo mare immenso, limpido e cangiante, un mare che muta colori dal verde smeraldo al cobalto profondo fino all’oro liquido del tramonto. Con oltre 500 km di costa e più di 120 spiagge premiate con la Bandiera Blu nel 2024, l’isola offre angoli nascosti di grande bellezza, calette raggiungibili solo via mare o a piedi, e baie dove la storia si mescola al paesaggio.

Tra tutte, Matala spicca per la sua atmosfera unica: una baia incorniciata da falesie con grotte neolitiche trasformate in tombe romane e, nel Novecento, rifugio per gli hippie in cerca di libertà e poesia. Le tracce di quell’epoca sono ancora visibili tra murales e scritte colorate, mentre la spiaggia dorata e il mare cristallino invitano a un tuffo nella storia e nella natura.

Malia, invece, offre una spiaggia più turistica e rilassante, il luogo perfetto per ricaricare le energie dopo le esplorazioni. E poi ci sono sogni da custodire per il futuro: Elafonissi con la sua sabbia rosa, Balos con la sua laguna incantata, Preveli e il suo fiume tra palme selvagge, Vai con il suo palmeto, e Seitan Limania, un’incantevole insenatura azzurra tra le rocce. A Creta ogni spiaggia è un racconto da vivere, e noi non vediamo l’ora di scoprirle tutte.

Piero: c’è una cosa che a Creta ci ha accompagnati ovunque, in ogni tappa, in ogni pausa, in ogni sguardo: il mare. Immenso, limpido, cangiante. Un mare che a volte si colora di smeraldo, altre di cobalto, altre ancora riflette l’oro del tramonto come uno specchio liquido. Sempre presente, sempre diverso.

Angela: e non è solo un’impressione. Creta vanta oltre 500 chilometri di costa, e una qualità dell’acqua tra le migliori di tutto il Mediterraneo. Nel 2024, più di 120 spiagge dell’isola hanno ricevuto la Bandiera Blu, il riconoscimento internazionale che premia le acque pulite, la sicurezza, i servizi e la sostenibilità ambientale.

Piero: e non parliamo solo delle spiagge famose: ogni angolo dell’isola nasconde calette, insenature, spiaggette affacciate su baie trasparenti, raggiungibili magari solo a piedi o con una barca.

Angela: il mare di Creta non è solo paesaggio: è identità, memoria, promessa. È il mare dei miti e dei commerci antichi, dei pescatori e dei marinai, delle invasioni e delle partenze. È il mare che accoglie e protegge, ma che sa anche raccontare la forza aspra di questa terra.

Piero: e così ogni bagno, ogni sosta in riva, ogni passeggiata sulla battigia ha avuto qualcosa di diverso. Un colore nuovo, un vento diverso, una sensazione da portare via. E adesso che siamo tornati, è proprio quel mare che ci manca di più.

Angela: abbiamo passato tanto tempo in spiaggia, ma abbiamo visitato poche spiagge famose.

Piero: ma non ci è andata sicuramente male. Abbiamo scelto Matala.

Angela: vero: bellissima e facile da raggiungere.

Piero: Matala appare all’improvviso, incorniciata da falesie dorate e da una spiaggia di sabbia fine. Quello che colpisce subito sono le grotte che si aprono nella parete calcarea, come occhi spalancati sulla baia.

Angela: sembrano naturali, ma molte sono state scavate dall’uomo. Risalgono all’epoca neolitica, e poi sono state usate dai romani come tombe. Entrarci è come mettere piede in un’altra epoca: ambienti spogli, finestrelle, nicchie scavate nella roccia. Il rumore del mare entra ovattato, e il vento fa vibrare l’aria. Peccato che adesso le abbiano recintate per far pagare un biglietto… E il percorso per salire in cima non è neppure semplicissimo, specie per chi soffre di vertigini come te.

Piero: eppure non sono solo un sito archeologico. Perché nel Novecento, proprio in queste grotte, arrivarono altri “abitanti”: gli hippies. Negli anni '60 e '70 Matala diventa un rifugio per chi cercava libertà, poesia, musica. Un posto dove vivere fuori dalle regole, vicini alla natura, lontani dal mondo.

Angela: vi hanno vissuto giovani da tutta Europa, e anche Joni Mitchell ha scritto una canzone ispirata a questa baia. Le grotte diventano case improvvisate: coperte stese, chitarre, parole al vento, amori d’estate. Oggi quell’epoca è lontana, ma a Matala restano le tracce: murales colorati, scritte sui muri, una scultura con la scritta “Today is life, tomorrow never comes”.

Piero: è diventata una località turistica, certo, e le bancarelle vendono più t-shirt che sogni. Ma se si viene qui con gli occhi giusti, si riesce ancora a sentire quell’eco: la voglia di vivere leggeri, di cercare qualcosa che non si compra.

Angela: la spiaggia, invece, resta bellissima. Un lungo arco dorato davanti a un mare cristallino, con quella parete rocciosa che sembra proteggere tutto. E fare un bagno qui, tra le onde e la storia, è qualcosa che non dimentichi.

Piero: più a nord, dopo giornate di esplorazioni tra rovine, città e coste, ci godiamo il nostro punto di partenza: Malia. La sua spiaggia è ampia, sabbiosa, perfetta per rilassarsi. Ombrelloni ordinati, bar sul mare, e una lunga distesa dove camminare a piedi nudi.

Angela: non ha l’anima selvaggia di Matala, né il mistero della laguna di Agios Nikolaos, ma ha il sapore dell’abitudine, del ritorno. Il posto dove tiri il fiato, dove lasci che tutto si depositi. Il luogo da cui parti… e a cui torni.

Piero: ma una settimana a Creta è solo un primo abbraccio. Perché ci sono spiagge che abbiamo solo sfiorato con la mente. Immaginate, sognate, segnate sulla mappa. E che ci aspettano.

Angela: Elafonissi, con la sua sabbia rosa e l’acqua turchese come nei tropici. Balos, una laguna sospesa tra cielo e terra, raggiungibile solo con cammino o barca. Preveli, con il fiume che sfocia in mare, circondato da palme selvagge. E poi ancora Vai, dove cresce il più grande palmeto naturale d’Europa, una spiaggia quasi esotica. Seitan Limania, una lama di acqua azzurra che si infila tra le rocce bianche.

Piero: le guardiamo su una cartina, le troviamo nei racconti degli altri, le sogniamo a occhi aperti. E una cosa è certa: torneremo a cercarle tutte. Perché a Creta, ogni spiaggia è una storia. E noi, di storie, non siamo mai sazi.

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Concludere un viaggio. O forse no.

Una settimana non basta per vedere tutta Creta. Ma se la si affronta con calma, con i tempi giusti, può bastare per sentirla. Noi lo abbiamo fatto fatto: abbiamo camminato tra le rovine di Cnosso e Festo, scoperto la poesia silenziosa di Gortyna, lasciato che la luce accarezzasse le acque tranquille di Agios Nikolaos. Abbiamo percorso sentieri di pietra e memoria, ci siamo persi nei vicoli di Heraklion ed abbiamo ascoltato il vento tra le grotte di Matala.

Due giorni intensi alla scoperta del cuore storico dell’isola. Il resto lo abbiamo affidato al mare, alla luce, ai silenzi e ai profumi. Questa volta abbiamo scelto di non correre: perché Creta non va visitata, va vissuta.

E mentre il viaggio si chiude, la lista di ciò che resta da vedere si allunga: le cittadine di Chania e Rethymno, i monasteri di Arkadi e Toplou, l’altopiano di Lasithi e la grotta di Zeus, la gola di Samaria, il palazzo minoico di Zakros, il villaggio di Archanes... immagini ancora solo sognate.

Ma a Creta si torna. Perché non è solo una meta: è un modo di sentire. E quando ci si lascia sfiorare dal suo mare, dalle sue pietre e dalle sue storie, non si torna mai davvero via. Si parte sempre in due: con sé stessi... e con la promessa di tornare.

Angela: per godere davvero di Creta, abbiamo scelto di non correre. Una settimana non basta per vedere tutto, ma può bastare per sentire davvero un’isola, se si dosano bene i tempi.

Piero: così abbiamo distribuito le giornate con cura. In due giorni intensi ma bellissimi abbiamo visto alcune delle meraviglie più affascinanti: prima Cnosso, il Museo Archeologico di Heraklion con la città e il tramonto sulle acque tranquille di San Nicolò; poi Festo, l’antica Gortyna e la baia leggendaria di Matala.

Angela: tutto ruotava attorno a un equilibrio: tra cammino e contemplazione, tra storia e mare, tra antico e contemporaneo. Abbiamo ascoltato il battito della Creta minoica, respirato i silenzi delle rovine, e lasciato che il mare ci parlasse con la sua voce più vera.

Piero: abbiamo camminato tra palazzi millenari e strade veneziane, ci siamo persi nei profumi delle taverne e nelle luci dorate della laguna, ci siamo lasciati raccontare da un’isola che sa mescolare memoria e bellezza, polvere e sale.

Angela: provate a rivevere la nostra esperienza in questo breve video:

Piero: Creta ci ha regalato molto. Ma ci ha anche fatto capire quanto ancora resta da vedere. Oltre alle spiagge, ci sono altri luoghi che abbiamo segnato sulla mappa, e che già ci chiamano:

  • l’altopiano di Lasithi, con i suoi mulini bianchi e la grotta dove sarebbe nato Zeus

  • la gola di Samaria, una delle più lunghe d’Europa, tra pareti imponenti e panorami selvaggi

  • il palazzo minoico di Zakros, tra i meno conosciuti ma tra i più affascinanti

  • il villaggio di Archanes, immerso nei vigneti e nella tranquillità cretese

  • i monasteri storici di Arkadi e Toplou, custodi di fede e resistenza

  • le cittadine di Chania e Rethymno, con i loro porti, i palazzi e le mille sfumature veneziane e ottomane

Angela: le guardiamo sulle mappe e per adesso le immaginiamo soltanto nei racconti degli altri. E già le sogniamo. Creta non finisce: si dilata nel tempo, e ti resta addosso come il sale sulla pelle dopo un bagno.

Piero: e alla fine, quello che resta non sono solo i luoghi, ma le sensazioni: la freschezza dell’acqua sotto le grotte di Matala, il silenzio delle colonne a Festo, il profumo del timo sulla strada per Gortyna, la luce obliqua su Agios Nikolaos.

Angela: Creta ci ha parlato in mille lingue: quella del mare, della pietra, del mito, della sabbia, della musica. E noi le abbiamo risposto come meglio sappiamo fare: con i piedi scalzi, gli occhi aperti e il cuore attento.

Piero: questo racconto si chiude qui, ma non è la fine. È solo una prima pagina. Perché Creta ha ancora moltissimo da mostrarci. Torneremo. Per le spiagge che non abbiamo visto. Per i sentieri che salgono sulle montagne. Per i villaggi dove il tempo si ferma. Per altri silenzi, altri tramonti, altre storie.

Angela: torneremo. Perché a Creta, si arriva una volta sola. Ma si parte sempre in due: con sé stessi… e con la promessa di tornare. Intanto però rivediamo tutto in questo video.

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